Passa ai contenuti principali

Giorno #7 - Km 2314 - Casa?

Alle 23:30 l'altoparlante annuncia, in tre lingue tra le quali la meno comprensibile è l'italiano, che la nave sta arrivando in porto, e che i gentili clienti sono gentilmente pregati di lasciare libere le cabine. Noi stiamo bivaccando sui divani del self service, e il gentile annuncio ha il solo effetto di far sobbalzare per l'improvviso rumore i nostri corpi stanchi. La nave, invatti, è ancora in mare aperto, e non c'è alcuna reale necessità di affrettarci.
Dopo un'ora l'altoparante annuncia di nuovo il nostro arrivo, a beneficio dei clienti accupanti le cabine che, evidentemente, vanno lasciate libere ben prima che la nave veramente attracchi.
Ancora un'ora, e di nuovo l'altoparlante. Perdìo, liberate queste cabine e lasciateci dormire! Penso. Ma subito dopo la voce rincara: è il momento di liberare anche il ponte, e di andare alle macchine.
In macchina, al buio, al freddo e sotto una pioggerellina londinese che poco si adatta sia a Brindisi che al nostro umore affaticato dal sonno spezzettato delle ultime ore, aspettiamo un'altra ora.
Poi, finalmente, sbarchiamo in Italia.
Le ultime centinaia di chilometri di questo viaggio ce li spariamo in tre tappe, intervallate da pause per assecondare il sonno in altrettanti autogrill. Guidiamo fino a quando cominciamo a sentire la stanchezza, ci fermiamo e dormiamo fino a quando non cominciamo a sentire il freddo. Un dinamico equilibrio tra i due estremi del disagio fisico, insomma.
L'Italia. Dopo quasi otto mesi eccoci di nuovo qui. A casa dovrei dire, forse.
Ho di nuovo sessanta giga al mese di internet sul telefono, il che mi pare positivo. E anche la mozzarella fresca di bufala a Caianello, succulenta, mangiata per colazione, la annovero senz'altro tra le cose che ci erano mancate. Come il caffè, il vino, il salame stagionato. E gli abbracci e l'affetto dei parenti.
Per il resto, basta assistere malvolentieri al primo TG per essere assaliti dal misto di angoscia, depressione e rabbia da cui mi ero in parte distaccato mesi fa. A giudicare dalla strategia politica della classe dirigente, il corpo elettorale italiano è composto da gente senza memoria, pronta a cliccare "mi piace" sullo spot più colorato per poi dare la colpa a qualcun altro della scelta appena fatta non appena uno spot ancora più accattivante la convince del contrario. Non so, non credo che gli abitanti della Grecia, della Turchia o di uno quasiasi dei paesi dove abbiamo vissuto in questi mesi siano migliori di noi. Non credo che siano diversamente rappresentati, o diversamente manipolabili e manipolati. 

Ma non capire la lingua in certi casi, tristemente, aiuta.

PS: è clamorosamente in prevendita il nostro libro! Prenota la tua copia ora per averla entro Natale: il suo eventuale successo editoriale ci permetterà di ripartire quanto prima in cerca di nuove, sconsiderate avventure.

 

Commenti

Post popolari in questo blog

Improbabilità infinita

La Heart of Gold si stava avvicinando al punto cruciale del suo viaggio interstellare. Di lì a pochi minuti sarebbe stata risucchiata dalla forza di gravità e sparata a tutta velocità attraverso il canale centrale della nebulosa fino allo spazio libero, vuoto e sicuro che la separava dalla sua destinazione finale. Aveva poco tempo, perché il flusso gravitazionale, ora favorevole, si sarebbe invertito in meno di un’ora. Ai comandi, Arthur scrutava con attenzione le orbite degli asteroidi più vicini, quando Trillian esclamò proccupata: “C’è un oggetto in rapido avvicinamento dietro di noi”. Il computer anticipò le loro intenzioni proiettando sullo schermo principale l’immagine di un’astronave tozza, sgraziata, grigia. “Arthur: è un’astronave Vogon!” “Sì, ma non stanno certo cercando noi...” “Invece si avvicinano, mi sembra facciano segnali…” “Stanno aprendo un portello… Dio quanto sono brutti!” “Cosa vorranno? Non recitarci una poesia, spero” “Se dovessero solo minacciarlo, ...

Intermezzo tecnico

"Il tuo fiocco piccolo andrà benissimo per quando Lui arriverà",  mi diceva premuroso Nicola. "Ti invidio la tua trinchetta", la gentile Francesca. E noi con il fiocco piccolo e due mani alla randa, ancora spaventati per la sventolata presa tra capo e collo a Kea, ad aspettare Lui. Vedendo gli altri intorno a me veleggiare incuranti con tutta la tela a riva, sorridevo tra me e me, li consideravo stolti, celando l'invidia segreta per le loro vele avvolgibili - il garroccio è una scelta di vita di cui andare orgoglioso, soprattutto quando i soldi per il rollafiocco non li hai - finendo in entrambi i casi col compatirli perché prima o poi sarebbe arrivato Lui, e avrebbe fatto piazza pulita di tutti coloro che Gli mancavano di rispetto prendendola con tanta allegria. Quanto ero serio, io, e quanto mi sentivo figo con il mio fazzoletto ingarrocciato, che mi spingeva a quattro nodi quando il vento sparava la schiuma via dalle onde e mi costringeva a smotorare q...

Guido io vorrei

Tranquil Bay, una sera di settembre. Per tutto il giorno ho consultato siti meteo, divaricato compassi su carte nautiche stampate in casa, scritto a matita note su miglia, gradi bussola, ore di partenze e relativi arrivi. Sto rientrando in Italia, e il maltempo unito alla vastità dello Ionio mi tengono in ansia, talmente in ansia che si fa strada in me l'ipotesi, suffragata e anzi giustificata dalle previsioni ad oggi disponibili, di tagliare direttamente da Paxos allo Stretto di Messina senza nessuna tappa intermedia. Tanto per togliermi il dente e passare oltre.  Ora, sgomberato in parte il tavolo della dinette, mi dedico al problema alimentazione. La cena prevede frittata di zucchine e torta locale all'arancio, annaffiati da vino rosso della cooperativa Robola di Cefalonia. Soffriggo le zucchine con uno spicchio d'aglio, sbatto due uova con un po' di latte, aggiungo un cucchiaio di yogurt e, all'ultimo momento, colto da ispirazione, sostituisco il parm...