Ma sono davvero stato io? Eravamo noi appena sei mesi fa, in maglietta di cotone e cappello di lana, costume slabbrato e guanti da vela da due lire? Eravamo io e Manuela quelli spinti dal vento per quattordici ore al giorno? Mi sembra così improbabile ormai che quei ricordi siano davvero miei. Avrei più facilità a credere di averli sognati, o di aver letto in un romanzo di avventura il racconto dei sogni di qualcun altro. O forse è adesso che sto sognando, di essere su un divano nell'inverno di Roma, mentre là fuori l'Atlantico scorre e scorre, e scorre, lungo le bianche murate della Duna. Nel mio sogno meno probabile fuori c'è la neve. Ne è caduta tanta negli ultimi giorni, e altra è prevista a breve. È un inverno tosto, il clima sta cambiando e, quello che è peggio, gli alberi di Roma non sono "botanicamente adatti" a sostenerlo. Almeno questo sarebbe il motivo, secondo il nostro sindaco, per il quale i rami crollati ostruiscono le strade come