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Visualizzazione dei post da luglio, 2015

Il miglior ridosso del golfo

Eravamo rimasti a Galaxidi, in banchina, io e il Tassista a reggere dritto il palo di NE, con i Galli che si allontanavano, sconfitti nell'ormeggio ma non nell'orgoglio, nella luce incerta della sera. Appena il pomeriggio successivo, al termine di un lunga navigazione a motore allietata solo dalla visita di un grosso branco di delfini, anche noi arrivavamo orgogliosi al prescelto ancoraggio notturno: le isole Alkyonides. Non starò lì a raccontare vita morte e miracoli del minuscolo arcipelago posto a una ventina di miglia dal Canale di Corinto. È pieno di portolani, questo mare, e con Wikipedia e Google Earth chiunque, con un minimo di giudizio ed esperienza, può fare a meno dei miei consigli. Basti sapere che la Sea Guide di Elias lo marchia come "il miglior ridosso di tutto il Golfo": e tu che fai, te lo perdi? Il meteo, controllato su svariati siti più o meno conosciuti, prevede una breve sburianata da SE - o SW, come se fosse lo stesso - con un po' di

Don't Worry

Ovvero: mica sbaglio solo io Siamo un Italiano, un Tedesco e un Greco, in banchina a Galaxidi. I tedeschi in realtà son due: l'altro è l'Armatrice della barca alla nostra destra. A lei girano già le palle.  Io e il Greco, il Tassista, siamo appoggiati al palo della luce e commentiamo la scena mollemente, con frasi del tipo "chissà quante ne vedrai, di scene del genere" - io a lui, "eh, son tante le barche oggi, anche all'àncora" lui, diplomatico, a me. Nella barzelletta manca il Francese, ma è proprio lui che stiamo aspettando.  È arrivato in banchina senza aver dato fondo, e alle urla "anchor!!!" dell'ormeggiatore abusivo non fa che dare àncora lì, dove si trova, a dieci metri dal molo. Dopodiché prende di mira il mega yacht sulla sinistra e ingrana baldanzoso la retromarcia.  Con lui, a bordo, altri due Galli impegnati a dimostrare meno della loro età anagrafica. I marinai del megayacht sono esperti del mestiere, capisco

RADDRIZZALA!

Ovvero: una pedissequa cronaca degli ultimi giorni di vela. Oggi mi son tuffato da uno scoglio su un fondale pieno di ricci ("ma qui non ci arrivano i pugliesi col camioncino e le bombole, quelli che ogni tanto vengono fermati sull'A12 e multati di cinquecento euro per aver razziato diecimila echinodermi", ricordo di aver pensato). Ovviamente, anche se non ce ne era bisogno, l'acqua diventava subito profonda, ho aperto gli occhi per essere sicuro di non mettere inavvertitamente una mano o un piede su uno degli animali in questione - "potrebbe finire in tragedia" mi aveva minacciato Manu - e ovviamente avevo le lenti a contatto.  È strano, perché senza lenti non avrei avuto ragione di aprire gli occhi: non avrei visto nulla, nemmeno il mio piede o la mia mano, ma, con le lenti, non ho visto comunque nulla, perché una delle due, la sinistra per i più pignoli, mi si è accartocciata tra il bulbo oculare e la palpebra. Tragedia.  Chissà quante volte c

Non succede nulla

Non succede nulla, o almeno: nulla di strano. Il sole sorge di mattina presto a scacciare l'umido notturno, il vento aspetta che la terra si scaldi per cominciare gentile a soffiarle fresca aria di mare, il mare stesso, Lui, pian piano si increspa, e bianche rughe solcano, lievi, la sua pelle antica. Poi il tramonto, il crepuscolo, tutto scema, e infine la notte. Siamo subito entrati nel ciclo degli elementi: col sole ci svegliamo, con il vento viaggiamo verso sud, col tramonto cerchiamo il ridosso e il riposo. Durante il giorno la nuova vela ci tira gagliarda e la Duna, fresca di carenaggio, cavalca le onde come forse solo in gioventù faceva. Di notte l'àncora morde la sabbia nelle rare raffiche, e la catena si adagia molle sul fondo nella quiete delle profondità marine.  Non succede nulla, nulla di strano. Pesci abboccano alla nostra lenza, poi si liberano e tornano a casa. Finanzieri ci illuminano di sorpresa, poi ci ripensano, spengono il faro con cui ci hanno appen