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Visualizzazione dei post da settembre, 2013

La vana speranza

Appena il comitato dà il segnale, l'ardito equipaggio di Duna s'adopera a sfruttare al meglio tutta la tecnologia avanzata disponibile a bordo per ottenere la massima velocità nella giusta direzione.  È un piacere osservare come ognuno abbia un proprio compito e lo svolga con dedizione particolare, come il lavoro del singolo si armonizzi, si fonda in quello del gruppo. Il genoa risponde prontamente alle regolazioni di fino, e lo scafo comincia a volare sull'acqua.  Il primo bordo è di bolina quasi stretta, dritti verso Tavolara, a poco più di due nodi.  Al timone la turnazione è da subito spontanea, e fluisce a scatti, con cambi dati al pilota tempestivamente, non appena questi comincia a prendere un po' la mano. Nel primo turno il timoniere riesce a trovare immediatamente il ritmo di orza-poggia asincrono necessario, in quella debole aria, a tenere le vele perennemente o in stallo o sventate. I segnavento si vedono male, però... anzi qualcuno manca del tutto: c

Chi ben comincia è a metà dell'opera

"Comitato, Comitato, Comitato a che ora è la partenza?" "Qui Comitato: chi fa lo spiritoso?" Così comincia la regata della Duna e del suo fantastico equipaggio: Manuela, Giancarlo, Giorgio e Carlo. Antefatto: ancòra in banchina - tanto c'è tempo per una seconda colazione al bar, no? -  sentiamo sul CH72 qualcosa che ci sembra "5 minuti alla partenza", ma nessuno è sottocoperta e così nessuno può confermare quanto sentito al  VHF. In ogni caso molliamo gli ormeggi di corsa, Giancarlo (papà) al timone, e issiamo la randa mentre attraversiamo a tutta velocità il porticciolo deserto. Dalla radio altri messaggi forse importanti, che nessuno può decifrare con certezza. C'è qualcuno che si lamenta di motori accesi a ridosso dello start, pare, ma dopo un rapido consulto escludiamo possa riferirsi a noi dato che ancora non può apprezzare la nostra esistenza. Usciamo dal molo di sopraflutto e cerchiamo con gli occhi la boa, poi ci affrettiam

L'Idiota

Mi sveglia alle quattro di notte il rumore del generatore eolico che entra violentemente in azione. Ormai ci sono abituato, quindi non mi precipito fuori con la stessa ansiosa rapidità di una volta, dove per "una volta" intendo non più di due settimane fa. La Grecia è ventosa, o forse siamo noi ad essere stati abituati finora a mari dove il vento - in estate - soffia  solo durante le burrasche, o i groppi, o come debole termica durante le ore centrali della giornata. Manuela è oltre: nemmeno si scompone. Rantola nel sonno e si gira dall'altra parte mentre io esco in mutande nella notte. Devo essere giusto con lei: in realtà si rende conto che qualcosa sta succedendo e che io sono sveglio a preoccuparmene. Il che la tranquillizza e le concilia il sonno. Esco nella notte, dicevo. Il vento caldo fa piacere sulla pelle nuda. A prua le Pleiadi sono alte, e Orione sta già scavalcando con il suo piede destro le alte montagne dell'interno. Da lì arriva il vento.

Prime impressioni

Mi sveglio e scivolo giù dal letto. Cerco di tenermi in piedi nel rollio irregolare del corridoio. A piccoli passi, tenendomi alle pareti, arrivo fino in bagno. Apro la finestra e guardo fuori. Il parcheggio ha tenuto, le fondamenta hanno fatto testa. Nella calma piatta, i palazzi immobili si ergono ad oscurare il cielo settembrino. Rumore di automobili, vociare di bambini. Chiacchiericcio dei pensionati in fila fuori delle Poste. L'odore della pioggia appena passata si mescola a quella dell'asfalto, predominante. Cemento bagnato, gas di scarico, cani in libera uscita.  Le nuvole tra i tetti sono le stesse a cui siamo scampati appena ieri, ma da qui non fanno paura, o piacere, non si vedono che in parte e non è possibile apprezzare la loro terribile bellezza. Non sono nulla, solo un colore grigio a tombare l'inizio di questa prima giornata a terra. Spazio, quanto spazio. Provo timidamente a prenderne possesso, camminando a testa alta, buttando in avanti i piedi senza