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Visualizzazione dei post da ottobre, 2013

La baia delle Ignude

Siamo qui. Ancorati nella baia delle Ignude. Strani uccelli passano le prime ore della notte a raccontarsi la giornata. Se la gridano all'unisono dall'alto delle scogliere, con un verso simile a quello di una moglie che, nel lamentarsi della vita, dell'universo e di tutto quanto con il marito, improvvisamente vomita.  Il catamaranista inglese illumina le alte pareti di roccia con un faro alogeno (mai un charterista che si senta ospite in un luogo che faceva già parte della storia quando lui era ancora sugli alberi) ma parte sconfitto in partenza: gli dèi di questo ridosso sono antichi e pazienti, e invincibili. Un attimo di silenzio imbarazzato, e i lamenti riprendono. Ecco come i Greci si sono inventati le arpie - suggerisce Manuela.  Siamo qui, dicevo. Seduto in pozzetto, sono rivolto a sud. Davanti a me, alto e imponente nel cielo notturno, lo Scorpione si stende agile al di sopra della costa sicula. Le luci dei paesi, migliaia, milioni, sfumano ai lati verso

Agia Pelagia, la casa dall'altra parte del mare

Capita di entrare in un porto e di trovare degli amici. Magari prima non c'erano, o meglio: sì, erano lì in effetti, ma non erano ancora tuoi amici. Capita che dovevi rimanere un paio di giorni, il tempo di fare acqua, cambusa, gasolio, e poi partire per una traversata impegnativa. Pensi, dato che è più di un mese che navighi in questi luoghi ventosi, che sarà un attimo riprendere il mare. Poi ti trovi bene. La vita di banchina ti illanguidisce, la sveglia mattutina scivola lentamente verso il primo pomeriggio, i pranzi si succedono alle cene e le cene ai pranzi, chiacchieri, fai due passi, ti scambi racconti e consigli preziosi. I giorni diventano tre. Il quarto giorno tu partiresti, se non fosse che il meteo sembrerebbe non essere proprio quello ideale. Nel rimandare al quinto, comincia a sorgerti il dubbio che sia l'idea di prendere di nuovo il mare a metterti quest'ansia dietro la nuca. Di quelle che ti alitano sul collo e ti giri a guardare per vedere cos'

La resa

Terza ed ultima puntata con la quale si conclude il racconto delle mirabolanti gesta della Duna e del suo equipaggio Il racconto si era interrotto con i nostri quattro eroi duramente affaticati da un piatto di rigatoni, in calma di vento, all'uscita del canale tra Argentario e Giglio. Gli eventi si sono succeduti in seguito con tale lentezza che difficilmente qualsiasi resoconto scritto, per quanto prolisso e noioso, potrà rendere appieno l'assoluta mancanza di adrenalina e di spirito sportivo necessari per affrontare le miglia residue. Che, per inciso, erano ben più della metà.  Potrebbe forse interessare il lettore che, non appena cambiato per l'ennesima volta il genoa con il fiocco, il vento tornò da maestrale in barba ad ogni previsione e ad ogni tattica elaborata a bordo o suggerita dal nostro "uomo ombra"? Potrà forse avvincerlo il racconto del mio turno di riposo, coincidente esattamente con le uniche due ore in tutta la nottata in cui la Dun