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Mi rendo conto solo ora che non so nemmeno come si chiama.
Il padrone di casa, il padre di Yannis.
Stamattina mi ha accompagnato, con la mia sferragliante C3, fino da Yavvas, il meccanico, figlio di un suo amico di infanzia. Arrivati lì, mi ha fatto compagnia per un'ora buona, prima in attesa dell'arrivo del titolare, poi in attesa che io, Yavvas e tutti gli altri ci mettessimo d'accordo sul guasto alla macchina e su come e quando ripararlo. Perché qui in Grecia è così: un problema lo si risolve tutti insieme. E nel frattempo ci si chiede "Come stai?", e "Di dove sei?" e del tuo lavoro, dei tuoi progetti. E nel frattempo tra loro, li capisco un poco, parlano di amici comuni che si sono sposati da poco con la moglie del cugino di qualcuno che non è tra i presenti ma che qui tutti conoscono.
Trovato un accordo, peraltro ottimo, per sostituire la mia frizione entro il pomeriggio, il padrone di casa ha chiesto a uno dei presenti di riaccompagnarci fino in paese. E, arrivati lì, mi ha proposto di andare a bere un caffè insieme.
"Nè," gli ho risposto io. "Allà egò ta pliròso". Che ci mancava solo che offrisse lui.
Il meccanico mi ha contattato nel pomeriggio, su messenger, mandandomi le foto dei vari stadi della lavorazione. La C3 sul ponte, la frizione smontata, il cuscinetto aperto in due - ci credo che faceva rumore! - i pezzi di ricambio pronti.
"Se lìgo ètimo ìne," ha aggiunto: "Tra poco è pronta."
Nel frattempo io e MaLa scendiamo a piedi fino al paese per un caffè, e poi per una pita giro chirinò: una panino al kebab di maiale, animale il cui sapore tanto ci è mancato in questi mesi passati in Turchia. Lì infatti è raro trovarne in macelleria, anche se i nostri amici più stretti, quelli del raki, lo mangiano con estremo piacere.
Tornati a casa il padre di Yannis ci offre un altro caffè, e lui e la moglie ci intrattengono pazientemente, in quel poco di greco che abbiamo in comune, fino a che non arriva il messaggio che stiamo aspettando.
Al che, sempre lui, ci chiama un taxi e, prima di poter dire "Ah", sale davanti insieme a noi e ci accompagna di nuovo dal meccanico.
Arrivati lì, infine, riesco a farmi capire: la C3 è stracarica, non c'è posto per tre, pagherò il taxi per lui, fino a casa.
Ma lui, invece di tornare indietro, chiede al tassista di aspettare, entra nell'officina e si accerta che tutto sia a posto, il lavoro fatto e la macchina funzionante.
"To dròmo xèris?" mi chiede infine, preoccupandosi che io conosca la strada per tornare indietro. E solo dopo la mia risposta affermativa ci saluta con un sorriso, rimonta in macchina e si allontana.
E io, di quest'uomo meraviglioso, di questo pensionato che ha lavorato come camionista in Germania per trent'anni e conosce tutte le strade italiane dal Brennero a Brindisi senza parlare una parola della mia lingua, neanche so il nome.
Mi mancherà, la Grecia.
Il padrone di casa, il padre di Yannis.
Stamattina mi ha accompagnato, con la mia sferragliante C3, fino da Yavvas, il meccanico, figlio di un suo amico di infanzia. Arrivati lì, mi ha fatto compagnia per un'ora buona, prima in attesa dell'arrivo del titolare, poi in attesa che io, Yavvas e tutti gli altri ci mettessimo d'accordo sul guasto alla macchina e su come e quando ripararlo. Perché qui in Grecia è così: un problema lo si risolve tutti insieme. E nel frattempo ci si chiede "Come stai?", e "Di dove sei?" e del tuo lavoro, dei tuoi progetti. E nel frattempo tra loro, li capisco un poco, parlano di amici comuni che si sono sposati da poco con la moglie del cugino di qualcuno che non è tra i presenti ma che qui tutti conoscono.
Trovato un accordo, peraltro ottimo, per sostituire la mia frizione entro il pomeriggio, il padrone di casa ha chiesto a uno dei presenti di riaccompagnarci fino in paese. E, arrivati lì, mi ha proposto di andare a bere un caffè insieme.
"Nè," gli ho risposto io. "Allà egò ta pliròso". Che ci mancava solo che offrisse lui.
Il meccanico mi ha contattato nel pomeriggio, su messenger, mandandomi le foto dei vari stadi della lavorazione. La C3 sul ponte, la frizione smontata, il cuscinetto aperto in due - ci credo che faceva rumore! - i pezzi di ricambio pronti.
"Se lìgo ètimo ìne," ha aggiunto: "Tra poco è pronta."
Nel frattempo io e MaLa scendiamo a piedi fino al paese per un caffè, e poi per una pita giro chirinò: una panino al kebab di maiale, animale il cui sapore tanto ci è mancato in questi mesi passati in Turchia. Lì infatti è raro trovarne in macelleria, anche se i nostri amici più stretti, quelli del raki, lo mangiano con estremo piacere.
Tornati a casa il padre di Yannis ci offre un altro caffè, e lui e la moglie ci intrattengono pazientemente, in quel poco di greco che abbiamo in comune, fino a che non arriva il messaggio che stiamo aspettando.
Al che, sempre lui, ci chiama un taxi e, prima di poter dire "Ah", sale davanti insieme a noi e ci accompagna di nuovo dal meccanico.
Arrivati lì, infine, riesco a farmi capire: la C3 è stracarica, non c'è posto per tre, pagherò il taxi per lui, fino a casa.
Ma lui, invece di tornare indietro, chiede al tassista di aspettare, entra nell'officina e si accerta che tutto sia a posto, il lavoro fatto e la macchina funzionante.
"To dròmo xèris?" mi chiede infine, preoccupandosi che io conosca la strada per tornare indietro. E solo dopo la mia risposta affermativa ci saluta con un sorriso, rimonta in macchina e si allontana.
E io, di quest'uomo meraviglioso, di questo pensionato che ha lavorato come camionista in Germania per trent'anni e conosce tutte le strade italiane dal Brennero a Brindisi senza parlare una parola della mia lingua, neanche so il nome.
Mi mancherà, la Grecia.
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