Ponza, baia di Lucia Rosa, un lunedì di fine settembre. Duna ondeggia placida assecondando il refolo di grecale che ogni tanto scivola giù dalle pareti a picco. Io, imbrogliate da un pezzo le vele, siedo in pozzetto ad ascoltare i fringuelli duettare dal boschetto di pini là sulla cresta. La baia, a parte me, è deserta. Siedo in pozzetto, vino bianco greco, ghiacciato, nel bicchiere, patatine comprate a Castellammare in grembo, indeciso se perdermi nel fruscio delle onde che carezzano la spiaggia, nelle sfumature colorate del tramonto, nelle ombre che avanzano lievi a coprire le rocce, il mare, me e la mia Duna, o seguire l'impulso - la necessità quasi - di scrivere. Ponza, l'isola che accompagna i miei viaggi per mare. Qui mi sono riposato a giugno, dopo una traversata volata sulle ali di un maestrale rabbioso, qui mi riposo ora, atterrato a Chiaia di Luna dopo una notte terzarolato col grecale il poppa. Viaggiare a vela è anche avere la pazienza di aspettare i