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Visualizzazione dei post da settembre, 2014

Ponza - Grecia

Ponza, baia di Lucia Rosa, un lunedì di fine settembre. Duna ondeggia placida assecondando il refolo di grecale che ogni tanto scivola giù dalle pareti a picco. Io, imbrogliate da un pezzo le vele, siedo in pozzetto ad ascoltare i fringuelli duettare dal boschetto di pini là sulla cresta. La baia, a parte me, è deserta. Siedo in pozzetto, vino bianco greco, ghiacciato, nel bicchiere, patatine comprate a Castellammare in grembo, indeciso se perdermi nel fruscio delle onde che carezzano la spiaggia, nelle sfumature colorate del tramonto, nelle ombre che avanzano lievi a coprire le rocce, il mare, me e la mia Duna, o seguire l'impulso - la necessità quasi - di scrivere. Ponza, l'isola che accompagna i miei viaggi per mare. Qui mi sono riposato a giugno, dopo una traversata volata sulle ali di un maestrale rabbioso, qui mi riposo ora, atterrato a Chiaia di Luna dopo una notte terzarolato col grecale il poppa. Viaggiare a vela è anche avere la pazienza di aspettare i

Il panino

Proprio un paio di giorni fa ero seduto ad un tavolaccio di plastica ai piedi della rocca di Scilla. La signora del chiosco mi aveva consigliato la sua specialità: panino con pesce spada, pomodori, capperi e chissà cos'altro, e io l'avevo gustato mugolando di piacere a pochi metri dal mare. Sullo sfondo, oltre i gozzi dei pescatori a secco sullo scivolo, oltre i corti moli del porto, la Duna beccheggiava alla boa, impaziente di iniziare una nuova navigazione. Che bontà, quel modesto panino appena fuori da Chianalea coi suoi bed and breakfast gremiti di tedeschi e i suoi ristoranti i dai nomi altisonanti! Oggi, poco meno di 24 ore dopo essere salpato da Scilla, sono ancora in mare. L'idea originaria era quella di arrivare a Cetraro e, data la velocità media cui spingo di solito scelleratamente la Duna, grosso modo 4 nodi, contavo di essere lì nel primo pomeriggio. Sennonché gli eventi hanno deciso diversamente. Intanto ieri, all'altezza di Bagnara Calabra, è e

Guido io vorrei

Tranquil Bay, una sera di settembre. Per tutto il giorno ho consultato siti meteo, divaricato compassi su carte nautiche stampate in casa, scritto a matita note su miglia, gradi bussola, ore di partenze e relativi arrivi. Sto rientrando in Italia, e il maltempo unito alla vastità dello Ionio mi tengono in ansia, talmente in ansia che si fa strada in me l'ipotesi, suffragata e anzi giustificata dalle previsioni ad oggi disponibili, di tagliare direttamente da Paxos allo Stretto di Messina senza nessuna tappa intermedia. Tanto per togliermi il dente e passare oltre.  Ora, sgomberato in parte il tavolo della dinette, mi dedico al problema alimentazione. La cena prevede frittata di zucchine e torta locale all'arancio, annaffiati da vino rosso della cooperativa Robola di Cefalonia. Soffriggo le zucchine con uno spicchio d'aglio, sbatto due uova con un po' di latte, aggiungo un cucchiaio di yogurt e, all'ultimo momento, colto da ispirazione, sostituisco il parm

come complicarsi la vita in poche, semplici mosse

Il maestrale soffia gagliardo aggirando Nisos Oxia, sicché io, che devo lasciarmela a dritta per raggiungere Limin Petalà, ce l'ho dritto in faccia da quando monta, esattamente a metà giornata, a quando dopo una infinità di bordi funestati da onda corta e ripida riesco a scapolare le secche dell'Akheloos e a puntare di bolina larga appena sopravvento all'imboccatura della baia. E pensare che doveva essere una giornatina tranquilla, un assaggino, un incipit morbido, del viaggio di ritorno ormai improcrastinabile.  Stamattina ho lasciato la laguna di Messolonghi e gli amici scortati fin lì - un po' fuori strada in effetti - per via della pompa del raffreddamento in fin di vita. Hanno il mio stesso motore (anche la stessa barca, se è per questo), e vivo ogni loro problema come un anticipo di quello che mi capiterà, prima o poi.  Stamattina, quindi, ho acceso il motore, salutato tutti, Messolonghi pare sia uno di quei posti dove in pochi giorni ti senti a casa, e

Intermezzo tecnico

"Il tuo fiocco piccolo andrà benissimo per quando Lui arriverà",  mi diceva premuroso Nicola. "Ti invidio la tua trinchetta", la gentile Francesca. E noi con il fiocco piccolo e due mani alla randa, ancora spaventati per la sventolata presa tra capo e collo a Kea, ad aspettare Lui. Vedendo gli altri intorno a me veleggiare incuranti con tutta la tela a riva, sorridevo tra me e me, li consideravo stolti, celando l'invidia segreta per le loro vele avvolgibili - il garroccio è una scelta di vita di cui andare orgoglioso, soprattutto quando i soldi per il rollafiocco non li hai - finendo in entrambi i casi col compatirli perché prima o poi sarebbe arrivato Lui, e avrebbe fatto piazza pulita di tutti coloro che Gli mancavano di rispetto prendendola con tanta allegria. Quanto ero serio, io, e quanto mi sentivo figo con il mio fazzoletto ingarrocciato, che mi spingeva a quattro nodi quando il vento sparava la schiuma via dalle onde e mi costringeva a smotorare q