Vathi, Samos. Siamo arrivati qui dopo 50 miglia di navigazione, che per noi, anche a velocità smodata, calcolando le manovre e quant'altro, son sempre nove ore. Nove ore per passare dalla nostra splendida e deserta ultima rada turca, occupata di straforo dato che l'uscita ufficiale risale ormai a una settimana fa, alla Grecia, lavando così simbolicamente il fastidio del nostro primo rientro, quello da Ayvalik a Mytilene. Stiamo correndo verso sud, c'è un aereo da prendere, e così viaggiamo con il vento che troviamo. E per i nostri standard è tanto, e l'onda nei passaggi più difficili quantomeno fastidiosa, stancante senz'altro. Ma ora siamo arrivati. Ci siamo messi all'inglese nella banchina di fronte al Comune. I lavori dello scorso anno sono finiti, e troviamo trappe e corpi morti, e colonnine di acqua ed elettricità, e panchine nuove di zecca, ovunque. Rinfoderiamo l'ancora, che avrei voluto calare per tenerci discosti dalla banchina, e usiamo all&