Premessa: nessuno si è fatto male, nessun danno registrato. Mi sono ritrovato a fare l’equilibrista tra le prue di due barche, tra cui la mia, a dare ordini in inglese misto a greco, a sbrogliare ancore e catene, e me la sono cavato in dieci minuti scarsi. Niente di nuovo, niente di eccezionale. A parte che non sono nel porto di Lipsì, e nemmeno a Poros e nemmeno a Egina. Non sono in porto: sono in baia. A Kolona siamo arrivati ieri sera, sul tardi, troppo tardi per i miei gusti. Nonostante questo, però, abbiamo avuto tempo e luce a sufficienza per scandagliare il tratto di baia libero, quello dietro a tutti, verso la chiesetta, e di scegliere una buona chiazza di sabbia per calare l’ancora. L’idea era, ed è, è rimanere fuori dal casino quando, stasera, il vento girerà di 180 gradi e tutti ruoteranno sulle proprie ancore. Qui dietro, vuoi per i fondali risicati - fortunatamente in tanti pensano che 3-4 metri lo siano - vuoi per l’effetto pecora - se non c’è nessuno vuol dire che il lup...