Esco fuori come faccio ogni volta che sento il rumore di un elica di prua che urla vendetta. Il sole è ancora alto, e le mie vele appena lavate penzolano inerti nell'aria immobile di questo autunno greco. In mezzo al canale c'è una barca, francese di fabbricazione e di bandiera, sulla quale un solitario, dopo aver spostato il tender a prua, tenta la manovra di ancoraggio nell'ultimo spazio disponibile, due posti alla mia destra. Calando l'ancora alla mia sinistra. Tempo fa mi sarei innervosito per una scorrettezza del genere. E non avrei avuto tutti i torti: son qua da ieri con l'intenzione di passare i prossimi giorni a sistemare la Duna per l'inverno, e ritrovarmi prigioniero o peggio con l'ancora spedata, per di più in maniera francamente idiota, non è esattamente ciò che prevedevano i miei programmi per l'immediato futuro. Ma con il vento, le miglia, il sale o meglio semplicemente con l'età che si annida infida nelle giunture, il gra...