Passa ai contenuti principali

Kastellorizo - seconda parte

Il militare dietro la scrivania è simpatico, ride e scherza, e ci elenca tutta una serie di possibili vie da seguire per ottenere i nostri documenti. Tutte si incontrano, però, in banca. Che è chiusa, visto che è domenica. Quindi ci consiglia di rinviare a domani, cambiando la data sulla domanda di ingresso, oppure di andare dall'agente e far fare a lui.
Al porto fa caldo, e soprattutto è infestato di zanzare. Ieri notte ne abbiamo uccise almeno cinquanta, tra cabina di prua e dinette. E ognuna di loro ci aveva pizzicato almeno due volte.
Decidiamo allora di mollare gli ormeggi, fare il giro attorno alle isolette e dare fondo dall'altra parte del paese, nel porto dei pescatori, a Mandraki. Lo scorso anno qui eravamo arrivati, a settembre, stanchi della stagione appena conclusa, ed eravamo rimasti all'ancora - senza scendere a terra - per una settimana. Nico aveva il suo ristorante da questa parte, all'epoca, e andando a pesca subacquea passava tutte le mattine e tutte le sere accanto a noi col suo gommone. Dopo qualche giorno era stato lui a venire a conoscerci, offrendoci ostriche appena pescate. Noi avevamo accettato, e per sdebitarci, il giorno dopo, eravamo finalmente scesi a terra per andare a cena da lui.
E Nico non ci aveva fatto pagare nulla.
Era stato così anche il secondo giorno, e il terzo. Noi scendevamo a terra in tender, giravamo per l'isola e, quando la sera tornavamo a riprenderlo, lui ci chiamava da sotto la tettoia, e ci spiegava che aveva preparato qualcosa per noi che dovevamo assolutamente assaggiare. L'unico modo che avevamo trovato per sdebitarci era stato, il giorno prima di partire per la Turchia, istallarci nella sua cucina e tirare a mano quattro chili di fettuccine, cucinare dieci chili di ragù e organizzare una tavolata a cui lui stesso era l'invitato d'onore.
Ora Nico si è trasferito al porto principale. Più soldi ma anche più lavoro, e non ha tempo per andare a ostriche tutti i pomeriggi.
Stasera andiamo a cena da lui, per sdebitarci di ieri, e invitiamo anche Mariangela, una nostra amica che abita qui da trent'anni. Una serata piacevolissima, condita da cibo squisito e accompagnata da ouzo a volontà. Nico gira tra i tavoli, indaffarato, ma ogni tanto si ferma e si siede con noi. Per chiacchierare, o anche solo per sorridere in silenzio.
Siamo gli ultimi ad andar via, e prima di accompagnare la nostra amica per le stradine buie che si inerpicano fino alla sua casetta chiediamo il conto.
"Tipota" ci risponde, questa volta in greco. Niente.
Non siamo riusciti a sdebitarci nemmeno stavolta. Ci rifaremo a settembre.

Commenti

Post popolari in questo blog

Improbabilità infinita

La Heart of Gold si stava avvicinando al punto cruciale del suo viaggio interstellare. Di lì a pochi minuti sarebbe stata risucchiata dalla forza di gravità e sparata a tutta velocità attraverso il canale centrale della nebulosa fino allo spazio libero, vuoto e sicuro che la separava dalla sua destinazione finale. Aveva poco tempo, perché il flusso gravitazionale, ora favorevole, si sarebbe invertito in meno di un’ora. Ai comandi, Arthur scrutava con attenzione le orbite degli asteroidi più vicini, quando Trillian esclamò proccupata: “C’è un oggetto in rapido avvicinamento dietro di noi”. Il computer anticipò le loro intenzioni proiettando sullo schermo principale l’immagine di un’astronave tozza, sgraziata, grigia. “Arthur: è un’astronave Vogon!” “Sì, ma non stanno certo cercando noi...” “Invece si avvicinano, mi sembra facciano segnali…” “Stanno aprendo un portello… Dio quanto sono brutti!” “Cosa vorranno? Non recitarci una poesia, spero” “Se dovessero solo minacciarlo,

Intermezzo tecnico

"Il tuo fiocco piccolo andrà benissimo per quando Lui arriverà",  mi diceva premuroso Nicola. "Ti invidio la tua trinchetta", la gentile Francesca. E noi con il fiocco piccolo e due mani alla randa, ancora spaventati per la sventolata presa tra capo e collo a Kea, ad aspettare Lui. Vedendo gli altri intorno a me veleggiare incuranti con tutta la tela a riva, sorridevo tra me e me, li consideravo stolti, celando l'invidia segreta per le loro vele avvolgibili - il garroccio è una scelta di vita di cui andare orgoglioso, soprattutto quando i soldi per il rollafiocco non li hai - finendo in entrambi i casi col compatirli perché prima o poi sarebbe arrivato Lui, e avrebbe fatto piazza pulita di tutti coloro che Gli mancavano di rispetto prendendola con tanta allegria. Quanto ero serio, io, e quanto mi sentivo figo con il mio fazzoletto ingarrocciato, che mi spingeva a quattro nodi quando il vento sparava la schiuma via dalle onde e mi costringeva a smotorare q

La randa rollabile

Una storia che non parla della randa rollabile, della quale non mi frega assolutamente nulla. Però ho attirato la vostra attenzione.  Sono in bagno quando Roberto mi chiama per la prima volta. "Carlo vieni su a vedere" mi fa, con quel tono di voce che sottintende "Non è urgente ma non metterci troppo". Io mi asciugo di corsa le ascelle e salgo, in mutande e canottiera di lana. La canottiera di lana mi serve ormai da una settimana per proteggermi dal meltemi di fine settembre, insieme al cappello dello stesso materiale e alla cerata quando siamo in navigazione verso nord, cioè tutti i giorni; Roberto è il conavigatore che ha scelto volontariamente di attraversare insieme a me, contovento, l'intero Egeo dal Dodecaneso al golfo di Atene.  Il mio conavigatore mi indica al di là della nostra prua. La barca inglese che stanotte è riuscita non so come a infilarsi tra noi e la spiaggia - non pensavo fosse possibile dare ancora più in là di dove l'ho data