Tre ancoraggi di seguito in porto non li avevo ancora mai fatti. Il primo, cime in banchina e passerella pure, quando sono andato a mettere in tiro la catena l’ancora è venuta su come fosse stata calata non nella sabbia ma nel burro fuso. Il porto è quello di Skinousa. Siamo arrivati qui dopo tre ore di viaggio da Paros, spinti a otto nodi al giardinetto col solo fiocco terzarolato dal meltemi ancora gagliardo, e incredibilmente c’è posto al molo principale. C’è però, pare, anche la fregatura: le leggende dicono che qui di fronte ci sia “una buca” piena di posidonia. O forse capiamo male il vicino danese, e il problema è che nella buca - lei una costante che rimane in tutte le versioni del mito - la sabbia è solo un sottile strato sopra una roccia liscia come un biliardino appena comprato. Quindi bisogna calare l’ancora “più in là”. Dove, più in là? “Vicino al pescatore, come ho fatto io”. Il pescatore è quasi in spiaggia, dall’altra parte del piccolo golfo. “Ma quanta catena hai dato...