Vado a letto con le galline, ma prima di infilarmi in cuccetta do un'ultima occhiata al cielo notturno di ottobre. La baia è deserta e le uniche luci, oltre a quella del nostro albero, sono quelle di una casa lontana, un golfo più in là. Ancora non è sorta la luna. E la volta notturna è uno spettacolo meraviglioso. Dritto verso la polare, seguendo il grande carro scopro, basso sull'orizzonte occidentale, Arturo. Sopra di lui, enorme, Boote, e alla sua sinistra la piccola "c" della corona boreale che indica Eracle, il nostro protettore. La via lattea percorre Duna da prua a poppa, disegnata nell'aria con delicati acquerelli in batuffoli morbidi ed evanescenti. Cassiopea è appena sulla dritta, il Cigno allo zenith, il Delfino, minuscolo e aggraziato, lì a fianco. Il Sagittario, il gigantesco Giove incastonato tra gli astri della costellazione, domina a poppa. Marte, sanguigno, controlla le colline che bordano ad oriente il nostro ridosso. Tre stelle cadenti ci salut
Premessa: in Grecia ci si ormeggia sulla propria ancora. Questo significa che se c'è un molo tutte le barche sono legate ad esso, di poppa, con delle cime, e avranno di fronte a loro le catene in acqua, con le ancore piantate nel fango. Nella situazione ideale queste catene sono parallele tra loro, perché se non lo sono quando chi è arrivato per primo se ne va tira su anche l'ancora di qualcun altro, la abbandona da un'altra parte e comincia la reazione a catena che io chiamo "il circo". Avendo innumerevoli volte partecipato come comparsa, e un paio come protagonista, cerco sempre di calare la mia delta esattamente tra le catene della barca alla mia destra e di quella alla mia sinistra. E così fanno, o quantomeno dovrebbero fare, tutti. Con alterne vicende, ovvio. Spesso infatti, vuoi il vento, vuoi l'imperizia, vuoi il caso e a volte anche il menefreghismo, i calumi finiscono per incrociarsi. Dopo un po' che sei in giro da queste parti ti ci abitui, cerch