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Giorno #3 - Km 930

Su per la valle.


"Guarda lì sulla destra" indico a MaLa con un dito.
"Cosa?"
"Lo stabilimento: siamo ad Arnad, e lì producono il lardo."
Continuo a guidare, in salita, ma tempo due rotonde e la mia compagna di viaggio ha realizzato.
"E tu vorresti farmi passare di qua senza fermarti a farmi assaggiare il lardo di Arnad?"
In effetti siamo partiti stamattina da Genova, dopo esserci svegliati a casa di Fabio, il figlio di Antonella e Renzo, che a sorpresa (forse sua quanto nostra) ci ha ospitato. Reduci dalla sera/rimpatriata con anche Anna e Maurizio, amici conosciuti ai Caraibi, la comodità del letto ci aveva tenuti in ostaggio più di quanto avessimo in programma. Siamo allora passati dalla CEAM, di fretta, a prendere la nostra roba: il genoa di Fra, il tessuto per il nostro coprifiocco, i sacchi a pelo e la tenda. Abbiamo abbracciato Antonella e poi via verso l'autostrada e su, su, su attraverso Liguria e Piemonte, spingendo la fedele C3 per salite quasi pari a quelle fatte a piedi ieri per le vie del centro storico, solo frequentate da camionisti e non da turisti, operai, vucumprà, impiegati e prostitute. E alla fine del Piemonte, dove il mio cuore da geologo ha riconosciuto con un sobbalzo l'enorme massa della morena preistorica relitto dell'enorme ghiacciaio che ha scavato la Val d'Aosta durante l'ultima glaciazione, sulla quale sorge Ivrea, siamo usciti dall'autostrada proseguendo per la statale, con l'idea di "Trovare un posto tranquillo dove fermarci per uno spuntino e un bicchier di vino" davanti al computer: dobbiamo nutrire sia il corpo che l'anima o, più prosaicamente, dobbiamo sistemare il primo post di questa nuova avventura editoriale, che deve uscire - secondo il programma che ci siamo imposti - oggi alle 18.
E quindi eccoci qui, al bar sulla statale Arnad-Aosta, davanti a un tagliere pieno di formaggi, salumi e lardo. C'è anche un bicchiere di vino, davanti a me, ed è su quello che mi concentro dopo aver spazzolato tutto e scritto e scelto le foto e postato. Mi rilasso e mi guardo intorno.
Siamo qui da quasi due ore, e al banco si sono avvicendate decine di persone. Ora, però, ce n'è solo una. Si tratta di un vecchio, coi capelli bianchi lunghi sui lati del capo e una pancia di una certa importanza, di quelle che danno l'idea che sia più facile saltarci sopra che girarci attorno. Quando è entrato ha parlato senza emettere suoni. Dal movimento delle labbra la giovane cameriera bionda, vera attrazione del luogo, capisce che vuole un bicchiere di vino. Un dolcetto, mi pare da qui. Lui prende il bicchiere, si appoggia al bancone col gomito e lo sorseggia, con calma ed evidente soddisfazione. Ha una faccia simpatica e, dato che condividiamo lo stesso stato d'animo, d'istinto, appena il nostro sguardo si incrocia, alzo il bicchiere nella sua direzione, in un brindisi muto, e bevo.
Avevo dimenticato evidentemente di essere straniero in una valle alpina. Lui mi guarda stupito, come se non credesse ai suoi occhi, cercando di decifrare come quando e perché io, mai visto e conosciuto, possa aver pensato di brindare con lui. Imbarazzato, distolgo lo sguardo e fingo di essere assorto in componimenti poetici di futura fama mondiale. Per rimarcare la mia disinvoltura fischietto un po', ma c'è troppo silenzio nel locale e mi si nota ancora di più. Cerco di scomparire un poco.
Passano i minuti. Finiamo il vino, mettiamo via i computer e ci accingiamo a pagare. Il vecchio posa il suo bicchiere vuoto sul bancone, ci aggiunge una banconota ed esce dal bar. Nell'uscire si gira dalla mia parte e mormora, più con le labbra che con il suono "Buonasera!". Sono io a rimanere stupito, e a balbettare tardivamente un ringraziamento e un saluto quando oramai lui è fuori, nella sua valle alpina.
Più tardi eccoci lungo la statale, diretti a uno degli ultimi paesi prima del Monte Bianco. Lì ci aspettano Giovanna, Stefano e Saretta. Li conosco da una vita. Giovanna mi chiama quando da poco abbiamo passato Aosta.
"Sto uscendo dal mio corso di yoga: chiudo la sala e vi aspetto al parcheggio dopo Morgex, quello sulla destra appena uscite dal tornante. Ho una macchina bianca."
"Ok, non ti preoccupare ti vedo di sicuro" rispondo io. E continuo a guidare.
Sono le 18 meno cinque. Cinque minuti all'uscita del primo post de "I diari di Adamo ed Eva", titolo pretenzioso di cui un po' mi vergogno. Fossi bravo la metà di Mark Twain vivrei in un brodo di giuggiole. Mi diverte però che il suo pseudonimo venga dallo slang usato dagli scandagliatori del Mississippi, i quali sostanzialmente facevano il mio stesso lavoro. Forse dovrei firmarmi Multi Beam, per diventare famoso. (Buona idea: non lo escludo per il futuro.)
Alle 18 meno cinque, dicevo, MaLa entra in fibrillazione.
"Mancano cinque minuti! Chi sa se piacerà a qualcuno."
Passano i secondi, e le curve.
"Due minuti! Speriamo qualcuno ci legga!"
Ancora curve, rettilinei, curve.
"Eccoci! Aspetta, guardo subito!" e accende il telefono. "Ho già un like!" mi fa sapere, saltellando sul sedile del passeggero.
Il like la fomenta e io, che sto guidando e quindi non ho la possibilità di controllare l'andamento parallelo del mio post, chiedo a lei di farlo.
Ci vuole poco a scatenare la competizione, sono pur sempre un Peris, e quando a me arrivano i primi commenti comincio a sostenere che questi valgano più dei like. Non c'è un reale motivo per tutto questo, in realtà questa faccenda non ha nessuna importanza, è nata per divertimento e per divertimento prosegue. Ma proprio del divertimento, a Roma, fa parte lo sfottò e così, quando il mio distacco si fa appena un po' più grande stacco le mani dal volante e canto, a squarciagola:
"UN CAPITANO! C'
È SOLO UN CAPITANO!" e il capitano sarei io, visto che lei è cambusiera.
MaLa va in puzza e mi risponde, semplicemente: "La macchina bianca parcheggiata due curve fa, sulla destra. Era Giovanna."
Ed era davvero lei.

PS: MaLa non ha perso il telefono, e lo ha mantenuto carico per tutto il giorno. Ma dovreste aver già sentito la notizia in apertura su tutti i TG.

MaLa, invece, l'ha vista così.

Ringraziamo affettuosamente Riccardo, Manuela e Archimede; Antonella, Renzo e Fabio; Giovanna, Stefano e Saretta.

Commenti

  1. "La macchina bianca parcheggiata due curve fa, sulla destra. Era Giovanna."...questa è la battuta migliore ma è di MaLa ma sta nel tuo post?! e se piacizzo il tuo post per questa mitica frase di MaLa alla fine va a te il Like! :) :) insomma e mo come si fa!? ahahahahahahahh

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