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Visualizzazione dei post da aprile, 2019

Giorno #15 - Km 4280 - Cocaina nell'antivegetativa?

"Avete alcolici nella macchina?" chiede il doganiere turco. "No." Mente spudoratamente MaLa. Siamo fermi alla dogana da quasi un'ora, dopo aver viaggiato lentamente per le strade di montagna circondate da boschi che separano il paese dove siamo diretti da quello da cui veniamo, la Bulgaria. In cima alla salita, l'ultima frontiera dell'Europa è apparsa sguarnita. La guardiola abbandonata, il vetro impolverato serrato per sempre. Abbiamo proseguito e siamo arrivati alla seconda dogana. Siamo stati bloccati in maniera brusca, abbiamo spento la macchina e aspettato. Aspettato. Aspettato. Aspettato fino a quando un tipo giovane è arrivato e ci ha fatto delle domande. Dietro sua richiesta ho aperto il cofano, contenente tutto quello che ci servirà a Kas per la barca. Si è focalizzato sulla prima scatola a sinistra. "Cosa c'è qua dentro?" "Marmellate" risponde MaLa "Fatte in casa" preciso io "Sono per regalarle agli a

Giorno #14 - Km 4030 - La scoperta dell'acqua calda

Finiamo la giornata nell'ultimo paese Bulgaro prima della Turchia. Il confine qui è un fiumiciattolo dalle pareti artificialmente scoscese, responsabile un tempo della lunga spiaggia bianca che si allunga verso sud, oltre la bandiera rossa con la mezzaluna che indica senza mezze misure dove l'Europa politica smette di coincidere con l'Europa geografica. Dall'una all'altra non si passa, a Rezovo: bisogna tornare indietro e allontanarsi dal mare per quasi cento chilometri prima di trovare una dogana percorribile in auto. Per arrivare qui abbiamo comunque dovuto mostrare i documenti alla polizia di frontiera locale, in un posto di blocco improbabilmente spuntato dal nulla sulla stradina rurale che serpeggia nel mezzo di una foresta. I poliziotti non parlano una parola di inglese, ma sorridono. C'è anche il sole, e abbiamo passato la Pasqua su un prato, io MaLa e una cagnetta randagia adottata per un'ora, con pane, salame, formaggio e vino. Il secondo giorno

Giorno #13 - Km 3850 - La Grecia si avvicina

Abbiamo dormito bene stanotte: in giro non c'era anima viva, e il rumore come di uno zombie sfiatato che starnutisce dietro la porta a intervalli regolari si è rivelato, ad una ispezione diurna, originato dal pozzetto di raccolta del bagno. Probabilmente lo zombie cercava di entrare da lì. La stanza ha spazio solo per un letto, una sedia e un'anta di armadio. Il soffitto segue l'andamento inclinato del tetto, e per accedere al citato armadio, all'angolo sulla parete di fondo, sbatto la testa. Lo cedo a MaLa e appoggio le mie cose sulla sedia, ai piedi del letto tra la porta e la finestra. Il pavimento è fatto da assi di legno sconnesse, ricoperte da una vecchia moquette color nulla. Scricchiola, ondeggiando pericolosamente, ad ogni nostro movimento. È stato meglio essere arrivati troppo stanchi per fare l'amore, ieri sera, o avremmo rischiato di non trovarci qui, stamattina. Ci saremmo trovati forse qui di fronte, fuori dalla finestra dall'altra parte della s

Giorno #12 - Km 3590 - La finestra sul cimitero

Arriviamo a Eforie Nord a notte fonda. Abbiamo guidato per tutto il giorno attraverso la Transilvania e poi nell'infinita monotona pianura che dai Carpazi arriva fino a Costanza e al Mar Nero. Abbiamo mangiato male in un autogrill dopo aver avuto conferma che trovare un posto dove qualcuno sia disposto a farti cenare, da queste parti, è un'impresa impossibile. Abbiamo anche litigato tra di noi, per futili motivi, per nascondere la noia e la delusione. O forse per scacciare la spenta malinconia che ci assale non appena guardiamo fuori dal finestrino. Ma ora abbiamo fatto pace. All'apparenza. L'affittacamere è, anche stasera, gentile. Ci aspetta fino quasi a mezzanotte, ci fa vedere la stanza e sparisce nell'oscurità. Il luogo è perfetto per quello che ho in programma. Queste case basse costruite proprio sul bordo del cimitero sembrano per la maggior parte abbandonate, il che farà il mio gioco. In una delle soste pomeridiane sono entrato in una ferramenta e mi sono

Giorno #11 - Km 3030 - Vorrei vedere qualcosa di bello, ora

Vorrei avere almeno un amico rumeno. Non un semplice conoscente, come ne ho incontrati: gente simpatica, modesta, onesta e gran lavoratrice, ma proprio un amico. Uno con cui sono stato almeno una volta in confidenza. Uno grazie al quale poter costruire la frase "Non ho niente contro i Rumeni, tanto che un mio caro, carissimo amico è rumeno, ma..." Ma non ne ho, e quindi anche se non ho niente contro nessuno dovrò descrivere le facce tristi di un popolo triste di un paese radicalmente triste rischiando di passare per un razzista, o un campanilista, o fate voi. Il che mi dispiace, perché non lo sono. Qualcuno mi ha detto, prima che arrivassi qui, che la Romania è un posto interessante da visitare. Sarei davvero curioso di sapere quali posti ha visitato. La capitale, forse, o il centro di qualcuna delle città più grandi. Uno o due famosi castelli della Transilvania. Io la sto attraversando tutta, dalla frontiera con l'Ungheria sopra Timisoara a Costanza, passando da

Giorno 10 - Km 2710 - Gli inseguitori degli inseguitori

  Ci svegliamo, ci stiriamo, ci abbracciamo, e sul più bello bussano alla porta. Avevamo appuntamento per la colazione alle 9, e sono le 9:10: i Cinesi sono un popolo preciso. Già, perché siamo finiti a dormire nella foresteria della villa di una coppia di Cinesi che, in pensione, hanno deciso di ritirarsi nel bel mezzo della campagna ungherese. Facciamo colazione con loro. Lei parla poco Inglese, la sorella per niente e il marito male. In compenso sono gentilissimi e curiosissimi. Esce fuori che non hanno bisogno di soldi, tanto che chiedono la tariffa minima di AirBnB solo per avere ospiti con i quali parlare. Mentre ci raccontano questo rifletto sul particolare che sono un po' troppo giovani per essere in pensione, e nella mia testa parte la proiezione di un film nel quale durante la notte la mafia cinese ha nascosto nella nostra macchina un partita di droga diretta in Turchia. O forse un paio di loro, incastrati sotto le valigie. Ovviamente saremo seguiti a distanza da

Giorno 9 - Km 2350 - Pame sto spiti

Ci svegliamo nella campagna Croata, a pochi chilometri da Karlovac. Arrivando qui ieri avevamo avuto una vaga impressione di quanto fosse isolato, ma al buio, a mezzanotte e dopo una giornata di viaggio non ce n'eravamo resi pienamente conto. Stamattina, invece, ci aspettano chilometri e chilometri di prati e boschi, con case restaurate o ricostruite da poco con tamponature in mattoni rossi mal cementati e lasciati a vista. Quelle non restaurate hanno buchi sull'intonaco. Credo siano stati fatti dalle mitragliatrici. Karlovac è piena di gente che passeggia al sole lungo i fossati che circondano il centro storico, trasformati da tempo in giardini. All'interno, l'antica fortezza si indovina dalle forme a stella dei palazzi disabitati e cadenti che ricalcano le mura costruite secoli fa per fermare l'avanzata dei Turchi. C'è un qualcosa di simbolico, forse, nel passare proprio di qui per andare verso la Turchia. In tarda mattinata partiamo per l'Ungheria, d

Giorno 8 - Km 2000 - Ostello con delitto

Arriviamo a Trieste nel primo pomeriggio, dopo aver riempito di vino la macchina nelle campagne venete. Dobbiamo trovare da dormire e così puntiamo subito l'unico posto economico della città: l'ostello della gioventù. "Ci cacceranno" protesto con MaLa mentre saliamo le scale della villa ottocentesca che lo ospita. "Si accorgeranno tutti che da un pezzo non sei più giovane." La mia compagna, elegantemente, non si degna di rispondere, e entra dalla porta a vetri, lasciando si chiuda dietro di sè. Io, arrancando a causa del mio ginocchio destro, tritato decenni fa dall'hockey e ancora dolorante dopo le salite di Genova, la raggiungo. All'interno una piccola anticamera, dritto davanti a noi un passaggio che va verso il salone comune, e sulla destra un corridoio con una reception. Dietro il bancone un giovane, occupato al computer con delle prenotazione da disdire. Mi guardo intorno. Delle scale salgono, asettiche, davanti a noi. Alla nostra destra il

Giorno #7 - Km 1550: Casteo

Abbiamo dormito fino a tardi raccogliendo le forze per il salto in terra straniera, previsto per domani. Stefano e Brina sono giù, in salotto. Lui lavora al computer, lei finge di essere una pelle d'orso accanto ai suoi piedi. Stefano interrompe la sua attività appena scendiamo, gentile e accogliente come sempre, per offrirci un caffè. "Lo faccio io, basta che mi dici dov'è la macchinetta" rispondo. La macchinetta è già pronta sul fornello, e io faccio i due passi che mi separano dalla cucina per accendere il fuoco. Torno con tre tazzine fumanti. "Quindi dove andrete domani? Da dove passerete?" Io, che nel frattempo sono stato catturato da Brina e obbligato a coccolarla per un tempo che lei vorrebbe infinito, improvvisamente mi accorgo che in effetti non abbiamo programmi precisi a proposito. C'è l'idea di passare a Trieste, per pranzo. Di battere le campagne friulane in cerca di vino bianco in cartoni da cinque litri. Anche di improvvis

Giorno #6 - Km 1550: L'anarchico in bicicletta

Siamo in Veneto. La campagna scivola accanto a noi mentre viaggiamo alti sugli argini. Casali in diversi e progressivi stadi di abbandono passano in basso, succedendosi a capannoni industriali, a ville moderne, a condomini. I vigneti pian piano spariscono. I castelli, le tenute nobiliari si rarefanno o vengono nascosti dai silos. Non c'è una vera città, non c'è una vera campagna. Un'eterna periferia prende piede man mano che procediamo verso nord diretti a Castelfranco. Sfioriamo Este, dove appena lo scorso anno frequentavo il corso da pizzaiolo, deviamo verso Cittadella e i piccoli paesi che la precedono. I nonni di MaLa sono nati qui, e nei loro racconti tornavano spesso i nomi di questi luoghi. La accompagno lungo le strade un tempo sterrate che loro percorrevano in bicicletta. Ora le macchine corrono veloci incuranti delle vecchie chiese affogate dalle costruzioni recenti. Tra i paesi non c'è soluzione di continuità, ma cerco di immaginarmi come doveva esse

Giorno #5 - Km 1420

All'ingrasso. Difficile riassumere in poche righe la giornata di ieri. Sì, perché, nonostante i nostri rigidi programmi e tutte le buone intenzioni, non abbiamo trovato il tempo per metter giù il nostro diario se non questa mattina. E quindi eccoci qui, seduti al tavolo d'angolo di in un bar buio e deserto di Badia Polesine a pigiare impulsivamente sulle rispettive tastiere. La TV è accesa e sintonizzata su un programma di intrattenimento trash, la proprietaria cinese è al telefono con un connazionale con evidenti problemi di udito - passati o futuri - e nel retro due giovani disagiati fissano imbambolati le slot machine, l'infilare meccanicamente le monete loro unico movimento. Preferisco tornare a ieri. Valle d'Aosta, sveglia all'alba per salutare Giovanna, Stefano e Saretta. Giù per la valle con il dubbio se prendere o no l'autostrada. Dobbiamo essere a Parma per pranzo, ma stiamo viaggiando a risparmio e non vogliamo arricchire più del lecito la Socie

Giorno #4 - Km 930

Come nel miele. Ieri sera abbiamo fatto tardi, persi in chiacchiere con Giovanna e Stefano. Ben dopo mezzanotte abbiamo salito gli scalini che dal soggiorno portano alle camere da letto, abbiamo sfrattato dolcemente Saretta, che aveva colonizzato il nostro giaciglio, e ci siamo infilati sotto le coperte. Lei, bofonchiando, è andata a sdraiare i suoi venticinque chili di pelo sui piedi dei suoi padroni. A metà nottata, poi, si è svegliata e, lenta e silenziosa, è tornata dabbasso, sul divano. Saretta utilizza l'intera casa, e nonostante la veneranda età di quasi quindici anni non teme le scale. La notte, scrivevo. Un silenzio totale, quale forse ho sentito solo nel Sahara, decenni fa, dormendo in tenda fuori dall'accampamento composto solo da me, la guida libica e il tuareg. Un silenzio talmente assoluto da tapparsi le orecchie per non sentirne il peso. Nemmeno un abbaiare lontano, una macchina, un fruscio. Nulla. Un riposo magnifico. Non è la prima volta che vengo qui:

Giorno #3 - Km 930

Su per la valle. "Guarda lì sulla destra" indico a MaLa con un dito. "Cosa?" "Lo stabilimento: siamo ad Arnad, e lì producono il lardo." Continuo a guidare, in salita, ma tempo due rotonde e la mia compagna di viaggio ha realizzato. "E tu vorresti farmi passare di qua senza fermarti a farmi assaggiare il lardo di Arnad?" In effetti siamo partiti stamattina da Genova, dopo esserci svegliati a casa di Fabio, il figlio di Antonella e Renzo, che a sorpresa (forse sua quanto nostra) ci ha ospitato. Reduci dalla sera/rimpatriata con anche Anna e Maurizio, amici conosciuti ai Caraibi, la comodità del letto ci aveva tenuti in ostaggio più di quanto avessimo in programma. Siamo allora passati dalla CEAM, di fretta, a prendere la nostra roba: il genoa di Fra, il tessuto per il nostro coprifiocco, i sacchi a pelo e la tenda. Abbiamo abbracciato Antonella e poi via verso l'autostrada e su, su, su attraverso Liguria e Piemonte, spingendo la fedele C3