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Il provinciale





Mi sveglia lo sciabordio dell'acqua sulle murate della barca. Sto dormendo vestito sul divano di sinistra, come sempre durante la navigazione,  la luce accesa. Solo non riesco proprio a ricordare dove sto andando. Dove "stiamo" andando, in realtà, finalmente: sento il respiro profondo e regolare di Manuela provenire dalla cuccetta di prua. La barca è stabile, deve essere una bolina larga, con poco vento. Ma verso dove? E quando siamo partiti? Pian piano la nebbia del sonno si dirada, e il pensiero fa meno fatica ad accedere ai ricordi, a ricostruire la situazione. Una spiaggia, di notte, persone, bambini che sguazzano nell'acqua. Acqua talmente trasparente da far sembrare i bambini sospesi a mezz'aria. Barbara che si avvita su se stessa e finisce in mare, vestita, e da inglese qual è invece di farne tragedia comincia a nuotare. Il marito che la raggiunge dalla spiaggia tuffandosi, e i due settantenni che si abbracciano sotto la luna. "You look like Marilyn" le fa Manuela con un sorriso commosso. "They are used to swim in the Channel" mi informa Sebastien, al mio fianco, vedendomi divertito ma anche preoccupato per l'età - e per la quantità di alcool ingerita - della splendida coppia.

Sì,  certo, ora è tutto chiaro. Per tenere alto l'orgoglio nazionale non mi sono fatto mancare niente,  fino al bicchiere di rum finale, ridendo follemente alle gag tra Inglesi e Francesi ("do you remember Trafalgar, you sneaky sniper?"), raccontando, ascoltando,  scambiandomi termini nautici e riflessioni sul nuovo papa o sulla responsabilità del colonialismo occidentale sui fenomeni di pirateria in Corno d'Africa. Ritrovandomi come nella barzelletta, quella che recita "ci sono un italiano, un francese, un tedesco...". Ecco il tedesco mancava, pare abbiano paura di venire in Grecia dopo il comportamento del loro governo all'inizio della crisi: sarebbe stato interessante ascoltare anche la sua opinione, dato che quella dei presenti, affatto tenera nei suoi riguardi, era abbastanza convincente.

Tutte persone conosciute sul molo di Argostoli nel momento in cui il vento al traverso ha spedato la  mia ancora - e loro in banchina a spingere lontana la poppa della Duna mentre mi affrettavo a salpare - e reincontrate, come per magia, qui ad Ay Nikolas. Tutte persone che fanno parte di questo ambiente splendido: il mare viola che gioca a rendere ancora più vividi i colori accesi delle terre che vi si specchiano, Dimitri che ti accoglie convinto che se si  fa in quattro per te senza chiederti nulla sarai tu a trovare il modo per sdebitarti, sia pure solo parlando bene di lui (ecco, l'ho appena fatto), il Moana 60, quello di Malingri e Bianchetti, che galleggia pigramente poco più in là della Duna, mal celando i potenti muscoli.

E, da provinciale quale sono, sentirmi parte anche solo per un giorno di questa comunità internazionale itinerante, in continua trasformazione e rimescolamento, che ad ogni porto si riconosce e si modifica e si saluta, ed esiste anche quando non c'è nessuno a rappresentarla, continua ogni volta a commuovermi. Una sensazione nuova, per me cinico misantropo, quella di vedere cuccioli di uomo e - avendo conosciuto i genitori - provare improvvisa fiducia  nel futuro del genere umano. 
E mi sembra di scrivere della mia recente scoperta dell'acqua calda come fossi Newton con la sua mela. Provinciale, con i miei preconcetti,  le mie barzellette sugli Inglesi i Francesi e i Tedeschi, il mio orgoglio libico da popolo di santi, poeti e navigatori, il retaggio della società feudale in cui sono cresciuto. Provinciale anche nel rendermi conto di esserlo, nel vantarmi di averlo scoperto.

Tra l'estasi e la malinconia mi stiro pigramente, apro il tambuccio, esco in pozzetto. Il sole è alto,  l'acqua una gemma trasparente. Dimitri è già al lavoro, scorrazzando instancabile turisti polacchi alle grotte, o alla spiaggia del relitto. Mi accoccolo in pozzetto, lasciando che l'aria ancora fresca del mattino entri nei miei polmoni, il Qi universale che viene a rigenerarmi.
Osservo passare uomini e donne. Cenni di saluto, sorrisi, proposte e inviti per il pranzo, o la cena. Chiacchiericcio sommesso, senza impegno, scambiato per il puro piacere di trovarsi insieme.
Anche questo nuovo  giorno sarà un buon giorno, lo sento.
E con un sorriso avvicino la poppa alla banchina. Salto.

Gli vado incontro. 





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