Da lontano vedo una massa grigia a fior d'acqua. È grande, non è la solita busta, o un telo da camion, anche se l'aspetto, visto al binocolo, sembra gommoso.
Penso al famoso container galleggiante, incubo di ogni velista, e mi dico “beh, fortunato ad averlo incontrato in condizioni ideali, così so come è fatto”. Ammetto di non essere proprio al massimo delle mie facoltà di raziocinio. Reduce da nottata di bagordi in banchina a Ventotene con Jack, Angelo e gli ospiti del Botep, sto arrancando vela e motore verso un altro appuntamento godereccio ad Ischia, in una cala ancora da stabilire. Questa navigazione in solitario mi sta portando ad avere più vita sociale di quanta ne abbia da terricolo. E l'aspetto quasi magico della vicenda è la fratellanza immediata che si stabilisce con persone che conosci appena, eppure senti improvvisamente che hai sempre conosciuto, che fanno parte di te, perché la vita passata sul mare ti unisce appena può. Un'altra bella sorpresa. Vela e motore verso Ischia, scrivevo, e quando avvisto questo ammasso pigro come un canotto sgonfio alla deriva, ma sodo e lucente come un container in rotta di collisione, metto il motore al minimo e cerco di capire cosa sia. Fa schiuma da un lato, con una certa regolarità, come un'onda che frange. Ma qui sotto il sole a picco il mare è un olio.
Non è schiuma no, sembra uno spruzzo... un soffio... UNA BALENA!? Possibile sia una balena? Tutto torna quando vedo una pinna tozza piantata su quello che ora riconosco come il suo dorso. Panico panico panico dove ho nascosto la macchina fotografica? Eccola preparala non farla cadere in mare puntala scatta dai dai DAI scatta! E rimango lì dietro la macchina fotografica, come un idiota in estasi, a vederla sfilare a nemmeno 40 metri, immensa boa grigia flottante, diretta verso Ventotene e il mare aperto.
La mia tigna di fotografo amatoriale mi costringe a seguirla col teleobiettivo fino a quando diventa un puntino anche nell'inquadratura più ingrandita. Poi, spostando di nuovo in avanti la leva del gas, finalmente, a malapena, riprendo a respirare: l'emozione mi ha tagliato il fiato. Splendore e potenza della natura, davanti cui siamo niente. Durante la serata, una dolcissima cena in barca da Salvatore, racc onto la vicenda ai miei amici. Daniele e Alessandra, che sulla biologia marina stanno costruendo la loro vita di ricercatori, mi annunciano dopo frenetico ed emozionato consulto che ho avvistato addirittura un capodoglio: “e quello che hai fotografato è niente, solo il dorso, una minima frazione di quello che c'era sotto”.
Stupore.
Sipario.
Bellissimo Carlo, forse Nettuno ti ha mandato il giusto premio per la tua avventura :)
RispondiEliminaÈ proprio quello che spero :)
EliminaIncontro stupendo, ... quindi deduco che non ha tirato fuori la CODINA ?
RispondiEliminaAhahah! No, se l'avesse fatto m'avrebbe cappottato:me, la barca e la macchina fotografica :)
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