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ma che davéro-davéro?


Stiamo qui, mollemente ormeggiati in banchina ad Epidauro. Musica di sottofondo, cool jazz, viene dalla piazzetta qui dietro. È sabato, e il paese sfila in abiti serali, più o meno eleganti. Le bancarelle qui sul molo sono in legno lucido, pulite ed ordinate come sono nel mio immaginario le bancarelle in Svizzera. Vendono miele, marmellate. Enormi forme di formaggio cretese offerte da un patriarca barbuto e dai suoi degni figli e nipoti.
La ragazza qui di fronte sistema meglio le sue merci, esponendo a più riprese dai pantaloni a vita bassa le sue mutandine di pizzo.
Una bella serata, insomma. La degna conclusione di una giornata cominciata all'alba, uscendo col fiocco a riva da Kiato, incontro a un mare che rispetto a ieri, quando c'eravamo rifugiati qui dopo aver terzarolato il terzarolabile, non è calato per nulla.
Proseguita poi giù, verso il canale di Corinto, surfando sulle onde, cercando di indovinare i frangiflutti che ne proteggono l'entrata nel paesaggio centrifugato restituito dai binocoli. Arrivati, contattata la torre di controllo, un'ora alla cappa secca, con onde di due metri di un celeste sparato, inverosimile, taglienti come lame, a minacciare impotenti la nostra resa vittoriosa.
E poi questo passaggio tra due mondi, profondo e materno come un utero, e la rinascita nella luce abbagliante e nei colori nitidi dell'Egeo.



Una distesa infinita di blu profondo, disseminata di isole, striata dai bianchi capelli di Poseidone in persona, ci aspettava da questa parte del mondo. E noi, incuranti o forse incoscienti, ignavi, a solcarlo col vecchio fiocco inglese a riva, quello piccolo, e due mani alla randa - ché ormai non ci corre dietro nessuno, siamo dove volevamo essere, siamo qui.
Da lontano vediamo sfilare Salamina, e mi sembra di sentire echeggiare i peana, e il battito dei remi sul mare profondo, il cozzare delle navi, la Storia. Mio dio, siamo davvero qui? Io, Manuela, Duna, Arthur? (Arthur è il nostro autopilota, il mio fido secondo, compagno per le prime 750 miglia). Siamo davvero in Egeo, siamo dove quasi per scherzo mesi fa abbiamo puntato il dito sulla carta accompagnando il gesto con un timido "mi piacerebbe"?
Nonostante la mia fondata incredulità, tutto attorno a me lascia intendere che sì, siamo in Egeo. Siamo dove il canto delle cicale sovrasta il borbottio del motore entrando alfine nell'agognato riparo. Siamo dove il vento è Vento, il mare è Mare e noi, chissà, forse, potremmo sentirci Noi.

E ora scusate, è stata una lunga lunga rotta fino a qui, ho giusto una bottiglia di vino che mi aspetta per festeggiare. Kalispera.

 





 













Commenti

  1. bravi, l'azzurro mi intriga tanto...tanto

    ...un giorno ci arrivo anch'io

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  2. Una lunga rotta tanto agognata, desiderata ed altrettanto meritata. Adesso godetevala tutta. B.V.

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  3. E qui comincia l' avventura .........................

    RispondiElimina
  4. Risposte
    1. ma se é così bello sentire persone entusiaste di quello che stanno facendo, di quello che stanno vivendo, emozioni giá da noi vissute, ma non ancora, fortunatamente, esaurite, quasi quasi vi chiedo l'amicizia su fb, che dici, lo faccio????

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  5. Non so se ve l'hanno detto, ma quando l'Egeo prende così, non ti molla più. Fate i conti col piccolo problemino di dover restare qui per i prossimi trent'anni ;-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sarà dura, ma sono sicuro che ci adatteremo :)

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    2. Ci manchereste, ma se così fosse, voi apparecchiate che prima o poi ci presentiamo per cena!

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    3. Per voi la tavola è sempre apparecchiata, vi aspettiamo <3

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