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Il triangolo no

Il molo sopravento, quello che piuttosto vado in rada col frigo vuoto e ceno coi serpulidi raschiati via dall’elica, è giustamente quasi vuoto.
Lui però si vuol mettere in mezzo agli unici due catamarani. Solo che, nonostante la indefessa, onnipresente, sovradimensionata elica di prua, cala l’ancora troppo sottovento (indizio: quando il vento al traverso è davvero forte il massimo che puoi fare con quell’aggeggio è tenere ferma la prua mentre la poppa scade. Del resto anche con il solo motore c’è sempre un limite oltre il quale il vento ti conviene fartelo amico, in manovra, e far andare la prua dove lui suggerisce. Mi azzarderei addirittura ad affermare che oltre i venti nodi, almeno per le normali barche da diporto, comincia a vedersi la differenza tra chi sa come si manovra e chi crede che il numero 51.5 dopo la scritta Hanse sia la versione del software). Quindi quando arriva in banchina si spiaggia sullo spring del catamarano, e poi sulla sua fiancata. Da terra gli urlano di ridare ancora, ma lui no, preferisce, avendo spazio, sistemarsi in diagonale: poppa sopravento, prua sottovento. Come dargli torto: lo stress dell’ancoraggio in condizioni difficili non è cosa da ripetere, finché puoi evitartelo.
Ora, giustamente la prima cima in banchina è stata quella sopravento. E quella è stata cazzata in modo da impedire all’Hanse di rovinare con lo spigolo di sinistra sul catamarano di cui sopra. La barca a quel punto si è allineata: ancora-catena-musone-galloccia di poppa di dritta-bitta in banchina. Geometricamente, a parte la catenaria provocata dal vento, che per semplicità trascuriamo, è una linea retta. Di norma a questo punto si aggiunge una cima sottovento, e con tre punti di forza, tre angoli, tre lati, si viene a creare un triangolo. Il triangolo è fico perché resiste bene alle deformazioni.
Invece la seconda cima, quella sottovento, il tipo la lascia lasca. E la barca, ovviamente, rimane nella posizione di prima. Una linea diagonale alla banchina.
Lui allora, per spostare la prua più a destra e, nel suo ideale di geometria euclidea, allontanare il giardinetto di sinistra dal cemento del molo perfezionando così il suo ormeggio triangolare, cosa fa? Mette in tiro la cima sottovento? Lasca quella sopravento? No. Usa l’elica di prua.
Ovviamente è ancora lì che prova.

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