Ieri su uno dei gruppi facebook frequestati dai cosiddetti “velisti” italiani uno di questi si vantava di usare sempre il grippiale, in rada, per impedire che i “velisti della domenica” calassero la loro ancora sulla sua. Cosa avrà contro quelli che escono in mare appena un giorno dopo di lui non saprei proprio... In questi casi, comunque evito di commentare.
Come evito di raccontare di quando anni fa a Itaca due equipaggi, entrambi italiani, vennero quasi alle mani nel momento in cui, acceso il motore e un attimo prima di ingranare la marcia, la barca sopravento si accorse miracolosamente di avere il grippiale di quella sottovento impigliato nel timone.
Ricordo ancora le urla, condite a piene mani di rime in “one”, con cui uno spiegava all’altro: “In una baia affollata, tutta a tre metri di profondità, tutta sabbia: solo un *** mette il grippiale!”
Come dargli torto.
E proprio oggi, casualità, io stesso ho incontrato il ***.
Kolona, Kythnos, Cicladi. inizi luglio, ma affollata: noto però come tutti siano accatastati nella metà più scomoda della baia. Io conosco i fondali per cui vado come al solito a colpo sicuro verso la spiaggia, e mentre calo la mia delta nella sabbia prendo nota del motivo per cui nessuno ha potuto usufruire della porzione migliore del ridosso.
Un motoscafo ha messo le cime a terra ancorando su sei metri, quasi al centro. E ha messo il grippiale.
Così nessuno gli aggancierà l’ancora, immagino avrà pensato. Ma intanto ha occupato un ettaro di mare impedendo l’ancoraggio tra la sua catena, sopravvento, verso la spiaggia e, visto che il vento stesso potrebbe girare, anche per almeno trenta metri sottovento.
La stessa logica di quelli che hanno istallato in macchina l’antifurto ipersensibile, quello che suona per venti minuti una sirena da stadio ogni volta che a cinquanta metri cade una foglia o passa un tram due isolati più in là, e la parcheggiano in un altro quartiere. Così dormono tranquilli. Loro.
Io personalmente ho dato calumo fino a trovarmi la sua boetta del piffero a distanza di sicurezza dalla poppa, in caso di emergenza so già che dovrò dare venti metri di catena tutta insieme per superarla, e mi sfogo scrivendo per evitare di farlo con maschera pinne e coltello. Ma se qualcuno, questa notte, con trenta nodi di vento, dovesse indovinare lo spazio libero qui dietro e finirci sopra con l’elica, spero almeno la prenda così bene da tirar su anche l’ancora del cafonauta e, così, rimanendoci aggrappato, contenere i (suoi) danni.
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