Premessa: in Grecia ci si ormeggia sulla propria ancora. Questo significa che se c'è un molo tutte le barche sono legate ad esso, di poppa, con delle cime, e avranno di fronte a loro le catene in acqua, con le ancore piantate nel fango. Nella situazione ideale queste catene sono parallele tra loro, perché se non lo sono quando chi è arrivato per primo se ne va tira su anche l'ancora di qualcun altro, la abbandona da un'altra parte e comincia la reazione a catena che io chiamo "il circo". Avendo innumerevoli volte partecipato come comparsa, e un paio come protagonista, cerco sempre di calare la mia delta esattamente tra le catene della barca alla mia destra e di quella alla mia sinistra. E così fanno, o quantomeno dovrebbero fare, tutti. Con alterne vicende, ovvio. Spesso infatti, vuoi il vento, vuoi l'imperizia, vuoi il caso e a volte anche il menefreghismo, i calumi finiscono per incrociarsi. Dopo un po' che sei in giro da queste parti ti ci abitui, cerchi di evitare le situazioni pericolose, cerchi di aiutare gli altri a evitarle e smetti, soprattutto, di incazzarti per il vento, l'imperizia, il caso. E, quando capita, perfino per il menefreghismo.
Ed eccoci, dopo un pomeriggio dedicato a risalire il vento, all'entrata del porto di Egina.
C'è una boetta rossa in mezzo al porto, e non può che essere un grippiale.
A occhio, visto che non è esattamente a metà tra i due moli ma leggermente spostato verso quello nord, deve appartenere al motoryacht ormeggiato da quella parte. Sta proprio lì davanti. Segnala, non si sa bene perché, la sua ancora.
Ora, filare un grippiale al centro di un porto trafficato, su cinque metri di fondo fangoso oltretutto libero da catenarie o altra robaccia del genere è a mio avviso:
1) egoistico: pensi di avercela solo tu, l'ancora, o che la tua sia importante e le altre no, e con questo segnale pretendi che la tua venga riconosciuta ed aggirata prima e meglio delle altre.
2) maleducato, perché limiti la manovra di tutti gli altri con il tuo galleggiante di merda.
3) criminale: la tua boetta al centro del bacino è un pericolo per chi entra e chi esce. Senza contare che di notte qualcuno potrebbe prenderla nell'elica, al buio, e passare guai seri.
3) inutile, perché, ripeto: qual è la difficoltà a tirar su l'ancora da fango di Egina? E non ti salva certo dalle catene incrociate, a meno di passare la tua vita in vigilanza perpetua.
4) stupido, perché mentre fai danno agli altri rischi di procurarne a te stesso: ti prendono la cima con l'elica, ti tirano su l'ancora e ti ritrovi spedato, al buio, legato a una barca in balia del vento.
Considerazioni a parte, il motoryacht ha un posto libero alla sua destra e uno alla sua sinistra. Quello alla sua sinistra è più grande e, visto che tra poco dovrebbe arrivare Ale che è più largo di noi, scegliamo l'altro. Solita manovra alla "viareggina", saluto i vicini preoccupati per la loro murata ben fiorita di parabordi per poi chiedergli "gentilmente" aiuto per le cime visto che il loro spring ci impedisce di arrivare in banchina, e in una manciata di minuti io e MaLa ci ritroviamo a prua a fare aperitivo con ouzo, olive e tzatziki.
Alessandro arriva dopo 20 minuti. Appena dentro sistema il tender a prua e viene nel posto che gli abbiamo lasciato, quello a sinistra del motoryacht, calando l'ancora, giustamente, appena a sinistra della famosa boetta.
E da quattro, vi giuro quattro barche più in là una voce gutturale comincia a urlare in un inglese dall'accento nordico "It's my anchor, go away! Go away! GO AWAY!!!" a testimonianza che il proprietario, oltre a quanto già elencato sopra, è anche affetto da profonda imperizia marinara.
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