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Tralfamadore, Grecia

Proprio mentre sto rifinendo il parcheggio passa la macchina di prima, e la signora seduta sul sedile del passeggero si allunga sopra il marito per sporgersi dal finestrino gridando qualcosa in Greco con tono insieme isterico, pedante ed educativo. Indovino che il messaggio sia qualcosa del tipo "Dovevi pensarci prima, brutto stronzo".  Provo a farle cenno che se vuole può mettersi al mio posto, ma il marito tira dritto senza esitazione, e i "Protos! Protos!" della tipa si allontanano verso la fine del parcheggio. Spariscono, sì, ma sono per me la goccia che fa traboccare il vaso. 
Perché nemmeno 15 minuti fa mi è rimasta in mano metà della chiave della macchina che ho preso a noleggio. Un affare,  in teoria, che mi avrebbe dovuto far risparmiare sia sui taxi che su un eventuale motorino, se non fosse che ora l'altra metà della chiave riposa in fondo alla serratura dello sportello, e i pur gentili giovani imprenditori che me l'hanno affittata ieri hanno cessato di sorridere e mi chiedono gravi di pagare i danni. Insomma, mi girano le palle e la signora isterica e pedante non mi aiuta, così quando la vedo avvicinarsi di nuovo, questa volta a piedi, con l'aria di chi sta per aggiungere qualcosa, la apostrofo io per primo.  "Se vuole alterarsi faccia pure, ma il motivo appare estremamente banale", solo in romanaccio, che è un po' più colorito e poi mi viene meglio. Lei non gradisce. 
Quello di cui, nella sua foga isterica, non tiene conto, è che oggettivamente ho ragione io. Poco fa stavo aspettando, da diverso tempo, che una coppia appena salita in macchina liberasse il parcheggio, e la Greca pedante e il di lei marito avevano tentato all'ultimo momento di soffiarmerlo sotto il naso. Risolta civilmente la questione, loro si erano allontanati e io, vedendo con la coda dell'occhio un altro parcheggio libero, più vicino alla sede dell'autonoleggio dove avrei dovuto di lì a poco terminare la mia discussione, avevo ingranato la retro per raggiungerlo. Circa 20 metri. L'isterica e il suo compagno,  però, invece di sfancularsi altrove come io avevo creduto,  avevano fatto il giro e adocchiato, di lontano, ancora una volta il mio stesso parcheggio. Insomma: dal loro punto di vista io avevo rubato loro due volte il posto, dal mio avevo visto due diversi posti liberi e li avevo raggiunti per primo. Il consorte questo lo sa, tanto che non accenna nemmeno a rallentare il passo, ma la tipa vuole avere ragione a tutti i costi, e sfoggia il suo migliore inglese per la lezione del giorno. 
La lezione del giorno, da ripetere fino a mandarla a memoria, è che lei ha ragione e io torto. Quando vede che è cascata male, io nel frattempo sto affrontando l'omino dell'autonoleggio che controlla l'integrità della macchina - e contemporaneamente montando la bicicletta che mi riporterà indietro al cantiere - e cerco di liquidarla con un laconico "You have a problem", si inalbera e, improvvisandosi nazional-socialista, si gonfia e mi fa: "This is Greece,  this is YOUR problem". Che cosa ridicola, mi viene da pensare, tirare fuori l'orgoglio nazionale per un parcheggio. La guardo meglio: è ben vestita, altezzosa, e ha una borsa da boutique in mano. Mi viene spontaneo chiederle: "Are you from Athens?", immaginandola turista borghese dotata di gran puzza sotto il naso. Mi viene difficile, infatti, credere di essere arrivato a farmi cacciare ufficialmente dalla Grecia, seppure da una singola patriottica eroina, e nemmeno mi viene in mente di risponderle per le rime ricordandole che forse essere in Grecia in questo particolare momento socio economico è un SUO problema. Mi limito quindi a esternare la mia delusione, informandola che è la prima Greca, o Greco, con cui mi trovo a litigare, e considerato il futile motivo all'origine del tutto la cosa è per me una grossa delusione.  Solo che il mio inglese è quello che è,  e per comunicarle la mia delusione uso "I'm really sorry". Non so se lei sia rimasta colpita dalla mia domanda (è di qui, di Egina, si era affrettata a rispondere come se essere di Atene fosse davvero per lei l'insulto che io avevo inteso pronunciare), o abbia frainteso la mia ultima frase credendo stessi cercando di scusarmi.  Fatto sta che cambia tono, ammette che non è successo niente di grave e se ne va augurandomi buona giornata. Io contraccambio e la vedo allontanarsi dietro al marito che, evidentemente esperto, era nel frattempo andato avanti, imperturbabile.
Finisco di sistemare la bici e raggiungo l'ufficio dove mi attende l'ultima prova della giornata. Quando salgo le scale e entro nella stanza, il ronzio delle mie palle che girano sull'abbrivio della questione parcheggio - e soprattutto sul "You are in Greece" malimortaccitua - mi precede e parla in mia vece. Il tipo che fino a pochi minuti prima era stato inamovibile nella sua esosa richiesta arriva ad ammettere che sì, dal suo punto di vista il danno era stato provocato da me, ma in effetti, forse, data la particolarità dell'accaduto, poteva anche darsi che la chiave fosse già difettosa e nessuno se ne era accorto. Paghiamo un po' per uno e rimaniamo amici. 

La morale, cui penso mentre pedalo lentamente lungo la costa di questa splendida isola, è che senza l'isterica pedante e il suo pietoso tentativo di fare della lite per 20 metri di parcheggio una nuova resistenza alle Termopili ("I'm not Xerses, and for sure you're not Leonida" mi viene in mente, quanto pagherei per aver pronunciato questa frase nel momento giusto), non avrei certo avuto l'aria sufficientemente dura - io, poi! - da convincere il tipo dell'autonoleggio a fare parziale marcia indietro. Quindi la signora, il suo puerile, egocentrico patriottismo, il fastidio che ne ho ricavato e che ancora fatica ad abbandonarmi, mi è in realtà stata utile. 
Per questo mi sento tanto zen, mentre capisco che tutto ha un senso se si smette di cercarlo, mentre pedalo lento sulla mia bicicletta sgangherata, mentre piano piano i colori del mare Egeo mi rapiscono e mi portano lontano, alla prossima estate alla prossima isola, al prossimo sorriso che, eccolo, già è qui. 
Ecco: io ti capisco, ti accetto e ti perdono, cara signora isterica, pedante ed educativa. O, per dirla di nuovo alla romana: ma chittesencula.  
Ohm. 



A partire da fine maggio Duna navigherà in Egeo partendo, appunto, da Egina e andando pel mare al voler vostro e mio. Per conoscere di più della formula e delle possibilità di imbarco vi rimando al precedente post, L'estate in conavigazione.
Oppure contattatemi.

Commenti

  1. Il chittesencula ci stava benissimo, è la nostra (di noi romani) autodifesa contro gl'importuni... insomma i rompicojoni.
    Strano però trovare un soggetto del genere in Grecia, deve avere origini parioline... :-)

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