Passa ai contenuti principali

I demoni di ieri

Sveglia alle quattro e mezza, sistemo le ultime cose e parto che è ancora notte. Lasse è sveglio ma "nasconde le lacrime", Giovanni agita da lontano una torcia in segno di saluto, gli altri sono ormeggiati lontano, li ho abbracciati ieri sera dopo cena. Esco da Lakki come sono entrato: al buio. Fuori il mare monta rapido, e sul più bello abbocca un tonno di quelli che quando hai recuperato tutto e li guardi negli occhi e ti preoccupi di sguainare il raffio senza infilartelo nel sottocoscia ti dicono "ciao" e si riprendono tutta la bobina.
Svento tutto, ma non basta, orzo, e il meltemi alza la sua voce di un tono. Per un'ora e mezza siamo io e il pesce, muscolo contro muscolo, mentre Duna viaggia verso ovest risalendo le onde. Poi l'amo ha la meglio, il mulinello lo porta sottobordo, e in equilibrio tra il legno della pedana e la schiuma dei frangenti lo arpiono col raffio, lo tiro a bordo, lo finisco a coltellate, lo assicuro al pulpito.
Lo lascio lì un attimo, il raffio ancora nelle carni, vado alle vele, prendo una mano alla randa, rimetto in rotta, poi torno, lo eviscero e lo calo in acqua trainandomelo dietro.

Sono diretto ad Astipalaia, per ripararmi dal mare che verrà giù da nord nei prossimi giorni e forse, ma è davvero così importante?, proseguire di fretta verso ovest. E per scacciare i miei demoni interiori, come mi scriverà stasera Lasse.
Una settimana piena a Leros, in banchina, tra pranzi, cene, pennichelle pomeridiane, gite in bicicletta e shiatsu a prua. E i demoni del ritorno, quelli del mare aperto, quelli delle previsioni del tempo, quelli dell'inverno che sta per arrivare e non so cosa porterà con sé, quelli delle 1500 miglia che mi separano da casa e dall'unico porto sicuro, quelli dello Ionio e delle perturbazioni da sud, quelli del Meltemi, del catabatico, dell'effetto locale, della vela di prua da terzarolare in mezzo alla schiuma, degli ancoraggi da organizzare in solitario,  della solitudine, che di per sé mi piace ma troppo stride con il calore degli amici con cui ho condotto un'esistenza tranquilla scandita dalle birre, dal vino e dall'ouzo,  dalle risate e dalle serate in traduzione simultanea. I demoni del futuro e del passato e dell'abitudine. Quando invecchiamo ci ancoriamo alle sicurezze, e quando ci ancoriamo alle sicurezze invecchiamo. Ho un amico che sostiene questo, e per reazione vive in barca a settant'anni passati, con la sua splendida moglie, spostandosi continuamente - ma con estrema cautela - per coltivare la curiosità e combattere la vecchiaia.  Io mi sono spostato, stamattina. "Sradicato" è il termine esatto. Ma, come mi prometteva Lasse - devo smettere di citarlo o si monterà la testa, vecchio testardo sorprendente vichingo - dopo le prime quindici miglia qui fuori mi sento piano piano rinascere. Sento di nuovo il vento gonfiare le vele, e come un Moitessieur de noantri allargo le braccia e ispiro tutta la libertà che riesco a far entrare nei polmoni, ed è tanta e mi inebria, e non ho più timore delle onde che mi inseguono ripide, delle creste che sembrano sempre peggiori proprio lì dove sto per passare - e di solito è vero. E i miei pensieri, i miei affanni, i miei dubbi irrisolti, svaniscono alla fine senza rumore nella tensione dell'atterraggio. Miracolo del viaggiare a vela.

Peccato che il mio piano, accuratamente studiato, prevedeva di infilarmi, appena arrivato, a Vathi, sul lato nord est dell'isola. E una volta arrivato lì discendendo il vento, avevo anche tolto la randa, il fiocco bastava a trasportarmi a velocità smodata verso sud ovest, mi sono reso conto che tutto, intorno a me, frangeva. E che se fossi entrato nel golfo e qualcosa fosse andato storto, al motore o alle vele, o a me, non ne saremmo mai più usciti, io e la Duna. Per cui ho ritirato su la randa e invertito la rotta, con una bolina schiumante per recuperare l'acqua perduta, per poi aggirare l'isola e venire qui a prendermi le raffiche del catabatico. Ma non mi lamento. Buona parte del tonno riposa nel mio stomaco in attesa dei processi digestivi, il vino era buono, la musica di buona compagnia e, in finale, ho il generatore eolico: tanto vento significa birra molto fredda. 
Ora la catena è talmente tesa che la barca è immobile, come fosse ormeggiata in porto. Orione sta sorgendo a oriente, maestoso, e nella notte senza luna i miei pensieri e i miei affanni stanno piano piano tornando: immagino dovrò affrontarli da uomo adulto prima o poi. Ma poi penso che un uomo adulto non si ritroverebbe mai a metà settembre solitario in una rada solitaria di Astipalaia, senza particolari programmi per il futuro, men che mai per domani. E allora mi rendo conto con sollievo che, in fondo, tutto sommato, tutti questi miei demoni, non sono cose che mi riguardano.

Commenti

  1. bello! emozionante e autentico, mi ci ritrovo pienamente anche se non ho mai fatto lunghe navigazioni in solitario, fino ad adesso.. ho la barca a parikia e ai primi di ottobre la porto a aegina probabilmente da solo...
    complimenti ..c'è della stoffa..

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ti tingrazio, troppo buono, e ti auguro buon vento per il trasferimento. Anche io avevo considerato l'ipotesi di lasciare Duna a Aegina, e ancora non l'ho del tutto scartata. Vedrò giorno per giorno. Ciao!

      Elimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Improbabilità infinita

La Heart of Gold si stava avvicinando al punto cruciale del suo viaggio interstellare. Di lì a pochi minuti sarebbe stata risucchiata dalla forza di gravità e sparata a tutta velocità attraverso il canale centrale della nebulosa fino allo spazio libero, vuoto e sicuro che la separava dalla sua destinazione finale. Aveva poco tempo, perché il flusso gravitazionale, ora favorevole, si sarebbe invertito in meno di un’ora. Ai comandi, Arthur scrutava con attenzione le orbite degli asteroidi più vicini, quando Trillian esclamò proccupata: “C’è un oggetto in rapido avvicinamento dietro di noi”. Il computer anticipò le loro intenzioni proiettando sullo schermo principale l’immagine di un’astronave tozza, sgraziata, grigia. “Arthur: è un’astronave Vogon!” “Sì, ma non stanno certo cercando noi...” “Invece si avvicinano, mi sembra facciano segnali…” “Stanno aprendo un portello… Dio quanto sono brutti!” “Cosa vorranno? Non recitarci una poesia, spero” “Se dovessero solo minacciarlo,

Intermezzo tecnico

"Il tuo fiocco piccolo andrà benissimo per quando Lui arriverà",  mi diceva premuroso Nicola. "Ti invidio la tua trinchetta", la gentile Francesca. E noi con il fiocco piccolo e due mani alla randa, ancora spaventati per la sventolata presa tra capo e collo a Kea, ad aspettare Lui. Vedendo gli altri intorno a me veleggiare incuranti con tutta la tela a riva, sorridevo tra me e me, li consideravo stolti, celando l'invidia segreta per le loro vele avvolgibili - il garroccio è una scelta di vita di cui andare orgoglioso, soprattutto quando i soldi per il rollafiocco non li hai - finendo in entrambi i casi col compatirli perché prima o poi sarebbe arrivato Lui, e avrebbe fatto piazza pulita di tutti coloro che Gli mancavano di rispetto prendendola con tanta allegria. Quanto ero serio, io, e quanto mi sentivo figo con il mio fazzoletto ingarrocciato, che mi spingeva a quattro nodi quando il vento sparava la schiuma via dalle onde e mi costringeva a smotorare q

Guido io vorrei

Tranquil Bay, una sera di settembre. Per tutto il giorno ho consultato siti meteo, divaricato compassi su carte nautiche stampate in casa, scritto a matita note su miglia, gradi bussola, ore di partenze e relativi arrivi. Sto rientrando in Italia, e il maltempo unito alla vastità dello Ionio mi tengono in ansia, talmente in ansia che si fa strada in me l'ipotesi, suffragata e anzi giustificata dalle previsioni ad oggi disponibili, di tagliare direttamente da Paxos allo Stretto di Messina senza nessuna tappa intermedia. Tanto per togliermi il dente e passare oltre.  Ora, sgomberato in parte il tavolo della dinette, mi dedico al problema alimentazione. La cena prevede frittata di zucchine e torta locale all'arancio, annaffiati da vino rosso della cooperativa Robola di Cefalonia. Soffriggo le zucchine con uno spicchio d'aglio, sbatto due uova con un po' di latte, aggiungo un cucchiaio di yogurt e, all'ultimo momento, colto da ispirazione, sostituisco il parm