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Vela semplifico


Capita spesso, soprattutto dopo una concitata fase di ancoraggio, che Manuela citi sarcasticamente l'acronimo attibuito da Henry Beard & Roy McKie alla U.S. Navy.  Loro lo raccontano così.

Remember: properly delivered nautical commands must be incomprehensible to the person torward whom they are directed even when accompanied by clear hand signals or pantomime indicating the desired action. The U.S. Navy has a handy memory aid for the seven basic rules of the nautical command - it's a good one to memorize:
C onfuse
O bscure
M umble
M ispronounce
A bbreviate
N asalize
D rool


(A Dictionary for Landlubbers, Old Salts, & Armchair Drifter - by Henry Beard & Roy McKie)

A volte mi chiedo quanto siano davvero importanti i termini nautici, e quanto invece servano solo a noialtri modesti Comandanti della domenica a darci un tono con i nostri amici terricoli. A volte mi rispondo che se a bordo ogni oggetto ha un suo nome specifico, e ogni azione che lo coinvolge il suo verbo dedicato, e se questi termini sono condivisi tra l'equipaggio, è possibile risparmiare i preziosi secondi, se non minuti, che separano una manovra riuscita da un fallimento più o meno traumatico. Per provare a dimostrare questa tesi voglio far finta che non esistano termini specifici, e descrivere comunque alcune banali operazioni da fare in barca. 

Ecco, ad esempio, come ingarroccerei il fiocco allo strallo.
Accendo il motore, lo lascio scaldare. Nel frattempo scendo le scalette fino a dentro la barca, arrivo al letto triangolare sul davanti, apro la finestra sul tetto, e spingo fuori il sacco contenente la vela anteriore. Esco di nuovo all'aria, raggiungo la punta e tiro fuori la vela. Ha tre angoli, e ad ogni angolo c'è un occhiello in metallo. Fisso l'occhiello in basso alla barca, al foro sulla lingua di acciaio che esce sotto al cavo d'acciaio che scende dall'albero, e al cavo stesso collego i ganci in ottone che stanno lungo il lato maggiore della vela. In alto c'è un altro occhiello, a cui lego il cordino tirando il quale la vela potrà essere sollevata fino alla cima dell'albero. Subito dopo collego al terzo occhiello  della vela, quello rimasto libero, le due corde che passando all'esterno di quei cavi laterali in fili di acciaio che tengono l'albero in equilibrio laterale arrivano fino al posto di guida e permettono, da lì, di regolarne la tensione.

Poi dovrei mollare gli ormeggi e uscire dal porto. Supponiamo abbia un equipaggio di due persone, Luigi ed Alessio.

Il motore è caldo: chiedo ad Alessio di slegare le corde che ci legano agli anelli della banchina, di avvolgerle su loro stesse in senso orario, (non troppo strette, mi correggo) e di lanciarle a terra. Parallelamente Luigi dovrà andare avanti: "Luigi, vedi quelle corde nere che da dove sei vanno giù in acqua? Prendi quella di sinistra, scioglila dal suo supporto e buttala via. Quella alla mia sinistra, Luigi. Luigi, girati verso le barche in fila dall'altra parte del canale... Ecco sì, dammi le spalle: ora prendi la corda alla tua sinistra. Ok, scioglila, bravo" nel frattempo sento la barca avanzare un poco, è Alessio che ha incominciato a mollare gli ormeggi. "Alessio, lascia per ultima la corda alla tua sinistra. No, l'altra: girati verso il pontile, ecco, sciogli quella alla tua destra, falla passare attraverso quei tondini di acciaio a forma di doppio uncino, buttala in banchina. Ora l'altra: scioglila e passala via dai tondini di acciaio, ma tienila tesa." Ora sento la prua che abbatte sottovento: Luigi s'è portato avanti e ha mollato la cima di dritta. "Alessio, quando te lo dico butta la corda a terra" e "Luigi, alla corda che hai appena lasciato andare c'è attaccato un cordino sottile che la collega alla banchina, cerca di seguirlo con lo sguardo mentre affonda e dimmi se è abbastanza lontano dalla barca per non finire nell'elica. L'elica è quella cosa con tre pale che è attaccata a un palo di acciaio che gira tramite un sistema di ingranaggi in senso inverso al motore. Insomma, posso o no ingranare la marcia? Alessio, la corda dovevi gettarla via al mio comando. Come sarebbe 'ti sei stufato di aspettare che finissi di conversare con Luigi'?"

La giornata immaginaria prosegue fuori del porto, quando punto deciso a nord ovest e lascio il timone ad Alessio, pregandolo di regolare la direzione fino a sentire il vento dritto in faccia.

Luigi è in quadrato, e gli chiedo di prendere la maniglia del winch nello scomparto sotto al carteggio: "Luigi, già che sei lì: se apri lo portello sotto al tavolino appena scendi a destra dovresti vedere tra le altre cianfrusaglie una maniglia, cioè una manopola, cioè un attrezzo fatto ad "L" con un manico rotante e un incastro a parallelepipedo all'estremità opposta. Lascia stare, sto scendendo." Do la maniglia a Luigi e lo mando all'albero: "Infila questa nel tamburo che vedi laggiù, quello dove si arrotola il cavo fino di acciaio. Il cavo di acciaio va su in cima all'albero e torna giù da dietro. Alla fine c'è attaccato un congegno in acciaio inox che dovrai aprire e richiudere attorno all'anello che vedi spuntare in cima a quella vela accartocciata attorno a questo lungo profilato orizzontale di alluminio." "Alessio, mi sono spiegato male: devi sentire il vento in faccia ma solo quando guardi avanti" "Bravo Luigi, ora devi allentare quei cordini bianchi che scendono dall'albero a contenere la vela sul palo orizzontale. Da tutte e due i lati dell'albero. Non troppo, sennò la vela ci cade addosso. Ora gira la maniglia in senso orario. Vedi quei cosi di plastica che da un lato sono cuciti alla vela e dall'altra scorrono dentro quello svaso presente dietro l'albero? Accompagnali verso l'alto se senti troppa resistenza." "Alessio, il palo in alluminio che serve a orientare la vela posteriore deve essere rivolto verso di te, se punta a 90° verso il lato della barca vuol dire che non hai il vento in faccia come ti avevo chiesto, a meno che, certo, tu non stia guardando le secche alla nostra destra invece della punta della barca." Luigi torna in pozzetto, la randa è issata "Luigi, davanti a te, appena fuori di questa zona protetta che accoglie l'equipaggio durante la navigazione ci sono delle leve, in corrispondenza di alcune corde. Devi alzare quella relativa alla corda grigia con i puntini rossi, quella che torna giù a sostenere l'estremità posteriore del palo orizzontale".

Il genoa andrebbe su con le stesse difficoltà. Poi dovrei affrontare, spento il motore, la regolazione delle vele.
"Quella corda bianca e celeste, quella più grossa, quella legata all'occhiello posteriore basso della vela anteriore. Prendi quella dalla parte opposta a dove soffia il vento, passala tre volte in senso orario attorno al tamburo ruotante del fattapposta. Sai già come infilare la leva, tira la vela fino a che la parte anteriore, quella gonfia appena dietro il cavo d'acciaio grosso che sale fino all'albero e lo sostiene verso avanti, quello a cui è agganciata la vela tramite tutti i gancetti che hai messo poco fa... ecco, fino a che quella parte smette di tremolare. Poi molla di qualche centimetro e annoda la corda passandola due volte attorno a quel pezzo di metallo sagomato a forma di spuntone."
Che fatica. Ogni ordine prende almeno dieci volte il tempo necessario con i termini nautici adeguati. Se fosse una regata, saremmo già ultimi da un pezzo. Se fosse un'emergenza, saremmo già affondati.
In ogni caso, stiamo andando avanti da un po' sullo stesso bordo, e decido di tornare indietro abbattendo. Sono teso, ma l'esperimento deve andare avanti nell'interesse della comunità scientifica.
"Alessio, gira il volante lentamente verso la tua sinistra, e fermati poco prima che il vento ti venga da dietro la nuca." Luigi è al fiocco, gli do istruzioni: "Prendi la corda che serve a regolare la tensione della vela di prua, quella libera alla tua destra, e passala tre volte attorno al tamburo grande che vedi subito davanti a te. Infilaci dentro la leva." Intanto Alessio poggia sempre più. "Ora togli la corda da dove è bloccata e tienila stringendo i giri che hai fatto sul tamburo. No, l'altro!" Il fiocco se ne va a sbandierare davanti allo strallo. "RIPRENDI la corda e tirala di nuovo come prima!" Nel frattempo la scotta sopravvento si è ingarbugliata sul winch, e Alessio, arrivato in poppa piena, invece di fermarsi prosegue. Me ne accorgo. "Alessio, vai all'orza! Come non capisci? Gira il volante sopravvento! Dalla parte opposta a dove vedi il palo orizzontale! Cioè a destra, alla tua destra!" Non passa che una frazione di secondo, mentre cerco di recuperare rapidamente la scotta della randa, quando il vento la prende a collo e il boma spazza il pozzetto accompagnato dalle mie urla "GIU' LA TESTA!" Tutti salvi: Alessio è fuori del raggio d'azione del palo orizzontale, mentre Luigi si è accorto della scotta incattivata  ed è piegato sul winch per cercare di liberarla. L'albero vibra, ma il boma non picchia sulle basse e comunque con questo vento non c'è nemmeno rischio di straorza. Il fiocco è incaramellato allo strallo: Luigi non ha fatto in tempo a capire cosa dovesse fare della scotta erroneamente lasciata libera.
Scosto Alessio dal timone, orzo fino al lasco, pigio il tasto AUTO sul pilota automatico, vado a prua a far passare il fiocco e, tornato in pozzetto, lo bordo alando sul winch e dando volta alla scotta.
Nella mia fantasia, per questa volta siamo tornati in porto, anche se nonostante la mia iniziale buona volontà sono ricaduto persino virtualmente nel vizio - almeno così viene definito a volte - di fare tutto da solo. Del resto sono per mia natura di poche parole: se poi dovessi tradurre le immediate necessità della navigazione in prolisse perifrasi  - costruite coniugando tutti i verbi esortativi al condizionale - e aprire un dibattito sull'opportunità di spiegare meglio gli antecedenti e le possibili conclusioni, allora troverei senz'altro inutile navigare in equipaggio.
Per questo alla fine di ogni semestre tengo una sessione di esami in termini nautici (riveduti e corretti secondo la mia personale interpretazione e pronuncia) ai futuri ospiti della Duna. Stranamente, sono pochissimi gli amici che mi accompagnano in mare...


Vang: name of German sea dog. (A Dictionary for Landlubbers, Old Salts, & Armchair Drifter - by Henry Beard & Roy McKie)

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