La Duna è ben incastrata tra due barche più grandi di lei. Del resto in questa tiepida sera di Kalamos né vento né risacca vengono a disturbarla. Il piccolo porto è ora gremito di charteristi che si pettinano l'un l'altro sulle prue degli scafi a pacchetto, come tanti scimpanzé impegnati nel grooming serale. Sono quasi pronti ad affollare la piazzetta in cui George ha già imbandito le lunghe tavolate, e a tornare indietro barcollando, ubriachi, a tarda sera, precipitando in mare nel tentativo maldestro di riconoscere la propria barca nel mucchio informe che ingombra la testa del molo di sopraflutto.
Noi siamo arrivati stamattina, dopo aver messo alla cappa nel ridosso delle alte montagne dell'isola per tuffarci nelle acque turchine, fresche e vive. Il porto deserto, George che ci accoglie come fosse uscito dal portolano che descrive fedelmente ogni suo gesto e ogni sua parola, il pranzo alla taverna, ombra e birra fresca.
La notte l'abbiamo passata a Port Leone, poche miglia a ovest. Anche lì siamo arrivati in grazia degli dèi, e chi c'è stato sa cosa intendo, dato àncora e annodato le cime di poppa ai vecchi ulivi sotto cui pascolano le capre, passeggiato tra le rovine. Anche qui calata la sera, all'ora in cui è ormai troppo tardi per ripensare l'ancoraggio, un branco di catamarani guidati a distanza da un capo armato di megafono ha occupato la rada. I cuccioli si contendevano il tender con cui sollevare onda, i giovani inciampavano sulle rocce della spiaggia nel vano tentativo di simulare una gassa attorno ad un tronco o a uno scoglio, i grandi urlavano indicazioni in russo, nel caso noialtri comuni viaggiatori non avessimo capito di essere ormai ospiti nel loro territorio di caccia e accoppiamento.
Finito il rito dello sbarco e di annessione dei nuovi pascoli, vai coi generatori di corrente. Perché la vela fa figo, ma il motore è più veloce; il campeggio nautico fa avventura, ma in camper è più comodo; le rade deserte sono romantiche, ma che palle questo insolito silenzio; l'estate in Grecia fa tendenza, ma perdío con questo caldo la vodka scende giù male, accendi quel condizionatore.
A mezzanotte esco in pozzetto e gli urlo in faccia. Spengono.
La fortuna di noi viaggiatori, noi che possiamo permetterci il lusso di non dover portare indietro tra cinque giorni esatti il nostro oggetto galleggiante dotato di un inutile palo inspiegabilmente piantato nel mezzo (che se fosse orizzontale sarebbe buono per appendere i costumi ad asciugare, ma così proprio non ha senso), è che la mattina non ci sentiamo in obbligo di macinare miglia per andare ad inquinare oltre i confini del mondo conosciuto. Così possiamo godere del momento magico in cui le orde sono in trasferimento e la rada è nuovamente deserta, quello in cui il baretto abusivo non ha ancora acceso - tra le case diroccate dal terremoto - il falò nel grande lavatoio in cui ha accumulato la plastica e la mondezza prodotta la sera precedente (quando sullo stesso falò sfrigolavano le bistecche per i russi), quello in cui tutto è vergognosamente bello e un tuffo tra le gemme che i raggi del sole disegnano nelle acque della baia ripaga ogni possibile delusione notturna.
Ora, qui a Kalamos, le ombre della sera scivolano da oriente a chiudere il cielo. Sulla barca a fianco una madre e due figlie ben pasciute parlano di pedicure con accento padano mentre si fanno belle per la prossima notte spremendosi vicendevolmente grossi brufoli succosi. Io mi godo in silenzio il momento, il chiacchiericcio, l’amena umanità, l’assurdità della situazione, il grottesco della vita. L’essere il non essere e il chissenefrega. La mia birra è sopravvento, non corro rischi.
Lo sguardo va oltre la passerella, attraversa il molo, sale lungo il basso frangiflutti, si ferma su una figura seduta. Mi perdo a contemplare Manu che, avvolta nel crepuscolo, si è persa a contemplare la luna, alta sulle antiche montagne della sua Grecia.
Molto bello Carlo, ti faccio i miei complimenti per come riesci a descrivere la situazione, ma soprattutto a come vivi l'andare per mare, la mentalità non è poi molto diversa dalla mia! Sempre cosi! Buon vento!! ;)
RispondiEliminaStefano
p.s. vieni a farti un giro sul mio diario di viaggio se vuoi! http://piratidellafenice.wordpress.com
Grazie :)
EliminaP.S. dovrei essere riuscito ad "abbonarmi" al tuo blog ;)
aho' ma 'sta Grecia e' piena di zozzoni? mejo ladispoli...
RispondiEliminaBono ciccio, che Ladispoli la conosco e nun me ce freghi... :P
Eliminaahhhhhhhhh ........... i foruncoli succosi!!!
RispondiEliminaMentre correggevamo la bozza proprio a te pensavamo ("alla storia dei foruncoli Luciano si sganascia!") :-D
EliminaSempre grande Carlo! complimenti e grazie per le emozioni che ci fai rivivere...
RispondiEliminaTroppo buono! E non vedo l'ora di viverne di nuove, di conserva :)
EliminaEcco.... ritorna il profumo dell'estate, il sapore del mare, la Grecia, ma soprattutto la Vela!
RispondiEliminaSì, sta tornando! :)
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