Passa ai contenuti principali

LE ANCORE DI POROS



appunti per una commedia in tre atti





Protagonisti (in ordine di apparizione):


L'anziano professore inglese, esperto velista

1° assistente dell'anziano professore inglese

2° assistente dell'anziano professore inglese

Io

Manuela

La Moglie del Mulino bianco

Il Marito del Mulino bianco

La Nonna del Mulino bianco

Mutanda verde

La moglie di Mutanda verde

Quello che sta al timone

Quello che (non) risolve i problemi

Il ricco francese annoiato

Il figlio del ricco francese annoiato

La figlia bionda del ricco francese annoiato


PREMESSE:

Arriviamo di notte nel tranquillissimo porticciolo di Poros. Acque calme, fondali giusti. Diamo ancora e magicamente sul molo compaiono compagni a prendere le cime. Sono riuscito a stimare perfettamente la distanza, e abbiamo allineato trenta metri di catena diritta dal nostro musone, a 90° perfetti dalla banchina. L'equipaggio inglese alla nostra dritta chiacchiera un po' in pozzetto, poi sparisce in direzione del caffè Maistrali, da cui fino a tardi arrivano fino a noi gli accordi e l'armonica di vecchi blues di John Mayall.

Dormiamo bene, soddisfatti del nostro pomeriggio: trenta e passa miglia in sei ore, partendo alle 15 dopo aver disincastrato la nostra ancora dalla linea di ormeggio di un HR39 di una coppia di Trieste, che alla fine per venire in nostro aiuto salpano e se ne vanno a loro volta. Poi lo stretto di Zacinto col vento in fil di ruota e le vele – piene – a farfalla, inseguiti a sette nodi da onde sempre più alte – o meno basse a seconda dei gusti - io continuamente al timone. Il genoa che si strappa per l'ennesima volta, lo terzaroliamo per mettere a riposo la parte logora: lo cucirò domattina. Atterraggio notturno riuscito, entrando in porto già perfettamente pronti per l'ancoraggio: cime di poppa preparate, parabordi sistemati, catena dell'ancora in chiaro.

La mattina alle 0800 mi sveglio alle voci dei vicini che stanno salpando, una pronuncia perfetta che mai mi sarei aspettato da un inglese. Memore del giorno precedente mi affaccio in pozzetto appena in tempo per vedere la nostra catena vibrare e loro fermarsi in mezzo al porto con il calumo a picco.

Dialogo in Italiano per comodità dei lettori.



Io: è la mia catena.

1° assistente: è la tua catena?

Io: sì, è la mia catena.


I tre si affaccendano a prua. Io mollo un po' di calumo. Dopo un po' vedo la mia ancora fuori dall'acqua, appesa per le unghie come un tonno agonizzante, e loro che non riescono ad afferrarla. Butto una cima e un remo sul tender e parto. In quel momento esce Manuela.


Manuela: tutto bene? Che succede?

Io: hanno preso la nostra catena

Manuela: che palle, ma è sempre così in Grecia?

Io: beh, probabilmente sì... e comunque, tecnicamente, siamo noi ad aver sovrapposto la nostra catena alla loro.



Parto, dicevo, e col mio unico remo arranco fino alla prua della barca inglese.


Io: posso aiutarvi?

2° assistente: no, grazie, ci stiamo riucendo.


Rimango lì in zona mentre smotorano a destra e a sinistra.


Io (rivolto a Manuela): controlla a poppa!

Manuela (a prua, le mani sui fianchi in posa volitiva, si gira e raggiunge la poppa): siamo ancora lontani!

Io (al 1° assistente, notando quanto poco avesse a che fare il luogo dell'incidente con il loro ormeggio): eravate solo voi, quando siete arrivati?

1° assistente: sì.

Professore (viene a prua, dopo aver lasciato il timone avendo rinunciato a smotorare): [parole incomprensibili in inglese – forse – che però il suo assistente pare intendere. Passa una cima a doppino sotto la sua catena.]


Tirano, mollano, ma la mia CQR una volta che fa testa, sia pure su una catena, non molla più. Intervengo di mia iniziativa, passando la mia cima a doppino sotto l'unghia dell'ancora e sollevandola fino al Professore. Lui, incredulo, se la ritrova tra le mani.


Io: dategli volta e mollate la vostra catena.

2° assistente: molliamo la nostra catena?

1° assistente: molliamo la nostra catena?

Professore: molliamo la nostra catena.


Liberi. Mi ridanno il doppino, e il peso di ancora e calumo caricati improvvisamente sulla prua del tenderino cinese a momenti mi affonda. Mollo tutto: l'ancora va di nuovo giù al suo posto. Manuela recupera la catena fino a quando non è nuovamente tesa. Gli inglesi continuano a salpare la loro, ma dopo venti metri appena sono di nuovo fermi. A chi toccherà, stavolta?

Lo scopriamo subito, perché il Professore parte dritto per dritto a tutto motore e la prua di un Bavaria 39 se ne viene vistosamente sulla destra.


Moglie del Mulino bianco (uscendo fuori dal Beneteau a fianco del Bavaria, in vestitino bianco da prima colazione): BE CAREFULL! (trad.: occhio che m'incazzo!)


Dal Bavaria esce un tipo di mezza età il cui unico tratto distintivo è il pantaloncino da bagno verde speranza appena stirato. Va a prua e rimane lì, cifotico, immobile.

Io sono ancora in acqua, non so se intervenire. Gli inglesi continuano a portarsi a spasso l'ancora e la prua di Mutanda verde, ma lui non si scompone e non accenna ad intervenire.



Moglie del Mulino bianco (rivolta a me): mio marito desidera comunicare con te.


Io mi avvicino al marito. Lui comincia subito a spiegarmi qualcosa.


Io: io non sono di quella barca.

Marito del Mulino bianco (con l'aria di chi ha visto tutto): lo so, hanno preso anche la tua ancora. 


Mi spiega che dovrei mettere una cima sotto la catena di Mutanda verde e portarla agli inglesi. Io sono d'accordo, ci avevo già pensato.


Io: ok, ma solo se il padrone della barca è d'accordo, perché deve mollare la sua catena e stare attento alla sua poppa.


Mutanda verde però rifiuta di collaborare. Deve aver maturato durante la sua esistenza un qualche brutto trauma a causa degli anglosassoni. Oppure non ha ben presente che è stato lui a piazzare la sua catena sopra la loro, e, in teoria, sarebbe responsabile della situazione attuale.

Rimaniamo lì. Io tra la prua di Mutanda verde e quella del Mulino bianco. Entra in scena la Nonna del Mulino bianco.


Nonna del Mulino bianco: buongiorno!

Io: buongiorno!

Moglie e Marito del Mulino bianco: buongiorno!


Tutti e tre a prua sorridenti, con la tazza del caffellatte in mano. Identiche. Non ho mai avuto tazze da caffellatte identiche in vita mia, e trovo l'accostamento disarmonico.


Io: penso che andrò anche io a fare colazione.


E così faccio. Gli inglesi continuano ad andare avanti e indietro. Mutanda verde è sempre a prua, scosso di qua o di là a seconda di dove decida di andare il Professore.


Mutanda verde (rivolto a tutti, o forse a nessuno): è questo lo sbaglio, tutto questo andare di qua e di là.


Di lontano, si può vedere il Professore indossare una maschera da sub ed immergersi. Riemerge, dà indicazioni al Primo assistente, che le trasmette al Secondo assistente.


Professore: [parole incomprensibili in una lingua quasi ma non del tutto completamente diversa dall'inglese. Gli assistenti, all'unisono, sembrano comprendere].


Gli inglesi sono liberi. Salutano, e spariscono in direzione di quello che era stato – e avrebbe dovuto essere – un sole nascente.

Noi ci prepariamo a nostra volta a partire. Mutanda verde e sua moglie si allontanano verso il caffè Maistrali. La famiglia del Mulino bianco continua la sua colazione all'ombra del candido tendalino. Accendiamo il motore, alzo la passerella.


Manuela: hai buttato la mondezza?


Abbasso la passerella, vado al cassonetto. Torno. Alzo la passerella. Prepariamo le vele.

Sulla nostra sinistra una barca francese, l'Aphrodite, salpa a tradimento prima di noi. Al timone un maschio brizzolato sicuro di sé. A prua un maschio rasato che finge di essere sicuro di sé. Due donne, ma rimangono nell'ombra.

Quello che sta al timone dà ordini. Quello che (non) risolve i problemi li esegue. Dopo nemmeno venti metri sono già piantati.


Quello che sta al timone: cosa succede?

Quello che (non) risolve i problemi: una catena!


Indica il bel piroscafo alla nostra sinistra, il Petrarca, bandiera francese. A bordo una famiglia numerosa. E ricca.

Il ricco francese annoiato, pancetta prominente sotto una faccia anche troppo rilassata, sale in plancia comandi senza scomporsi. Accende i motori.


Ricco francese annoiato (al figlio): salpa l'ancora.

Figlio del Ricco francese annoiato: subito.

Ricco francese annoiato (alla figlia): prendi tu il tender.


La figlia bionda del ricco francese annoiato sale sul tender, un bel gommone di cinque metri con chiglia rigida e guida centrale, e lo libera dagli ormeggi. Il Petrarca recupera il calumo e se ne va.


Quello che sta al timone: recupera!


E anche l'Aphrodite se ne va. Per dieci metri. Siamo tutti in attesa di conoscere il fortunato possessore dell'ancora catturata da Quello che sta al timone e da Quello che (non) risolve i problemi.

Il biglietto vincente è nuovamente di Mutanda verde, la cui prua comincia ancora una volta a danzare, portata a spasso ora dall'Aphrodite. Mutanda verde, però, è assente.


Marito del Mulino bianco (avvicinandosi alla passerella della barca di Mutanda verde): Ehi, c'è nessuno?

Io: li ho visto andare di là, lui e la moglie.


Il Marito del Mulino bianco sale a bordo, trova le chiavi ed accende il motore. È dinamico, tedesco ed intraprendente.

Quello che (non) risolve i problemi è fermo a prua, la catena tesa come una corda di violino, immobile. Il nostro motore si è scaldato, si sta facendo tardi. Butto di nuovo cima e remo nel tender e vado.


Io (a Manuela): se la poppa dovesse mai avvicinarsi troppo alla banchina dai motore e le nostre come ci terranno dritti e lontani.

Manuela (avvicinandosi al timone): va bene.


Arrivo sotto la barca dei francesi.


Quello che (non) risolve i problemi: abbiamo quasi fatto, grazie.

Io (tra me e me): mavaffanculo.


Torno indietro, mi fermo davanti alla prua di Mutanda verde. La famiglia del Mulino bianco ha traslocato in massa.


Io: passo la cima a doppino e gliela passo, voi mollatemi la catena.

Moglie del Mulino bianco:...

Marito del Mulino bianco (con l'espressione di chi ha fallito e non è colpa sua ma comunque è affranto): non riusciamo a far funzionare il salpa ancora.


Io passo comunque la cima, ma rimango lì. Torna Mutanda verde. Non si scompone.


Marito del Mulino bianco: scusa se mi sono permesso...

Mutanda verde: nessun problema.


Viene a prua, prende il comando del salpa ancora, e dà un po' di catena. Io libero la cima prima che mi trascini a fondo. Ora che Mutanda verde è a bordo non serve più.


Moglie del Mulino bianco (è tornata a prua della sua barca ed ha un'altra tazza in mano, leggermente diversa. Forse è quella del succo di frutta): è bello stare lì?

Io (colgo l'ironia): è meraviglioso. Pensa: sono venuto fino in Grecia proprio per stare qui, ora, sotto lo scoppio del sole.


In Inglese – nel mio inglese – rende meno, ma il senso è quello.


Nonna del Mulino bianco: [ride].


Quello che (non) risolve i problemi è riuscito a recuperare l'ancora di Mutanda verde e portarla sotto il suo musone.


Io (a Manuela): ce l'hanno fatta, torno a bordo.

Manuela: pronti a partire, allora.


Torno a bordo. Ma quello che (non) risolve i problemi non riesce a venire a patti con l'ancora di Mutanda verde. Una Rocna, mi pare, vista da qui.


Mutanda verde: Prendila dall'arco, non dal fusto! (rivolto a noi, in tono più basso) Idiota.


Quello che (non) risolve i problemi passa una cima sotto l'unghia dell'ancora e la tiene a mano. La cala. La recupera. La cala. La recupera. La perde. La recupera di nuovo, rimane incastrato.


Io (nervosamente): No: non così, non così! Ce l'avevi quasi fatta...

Manuela: ma quando si levano dalle palle questi?

Io: ma che ne so... stanno lì, con l'ancora, e non sanno cosa farne.

Mutanda verde: passate la cima nell'arco, NELL'ARCO!

Manuela: ma non possiamo partire lo stesso, noi?


No, l'Aphrodite è proprio in linea con il nostro calumo. Dovesse succedere qualcosa ci intrupperemmo, con grande spettacolo per tutti i presenti.

Salto di nuovo nel tender: non posso assistere inerme a tanta incompetenza. Nel frattempo il Marito del Mulino bianco, che già da un pezzo scalpita, ha convinto Mutanda verde, e così ci troviamo a vogare paralleli, in gara verso Quello che sta al timone e Quello che (non) risolve i problemi. Quest'ultimo ha avuto proprio ora l'originale idea di utilizzare il gommone legato alla poppa dell'Aphrodite. Ci si cala come un acrobata, accende il motore e si precipita sotto il musone.

Comincia a strattonare l'ancora a mano. Fa pena agli occhi. Con una mano manovra il tender, con l'altra tiene una misera cimetta collegata all'ancora di Mutanda verde, mentre Quello che sta al timone, migrato a prua, gli cala la catena. Quello che (non) risolve i problemi non può sostenere a braccio teso un'ancora incattivata e tutta la catena annessa, e lui e il tender sbandano pericolosamente verso gli abissi. Alla fine arriva l'inevitabile cedimento.

Mentre voghiamo urliamo suggerimenti e raccomandazioni.


Io: alla prua, QUELLA CIMA: DAGLI VOLTA ALLA PRUA!

Mutanda verde: PRENDETELA DALL'ARCO!


Arriviamo sul posto e, magicamente, l'Aphrodite si è appena liberata.


Io: siete liberi?

Quello che sta al timone:...(non ci crede neanche lui)


Vedo la loro ancora fuori dall'acqua: sono liberi.


Io (rivolto a Quello che (non) risolve i problemi): cos'è quella cima che stai tenendo con tutte le tue forze che però pare non bastino?

Quello che (non) risolve i problemi (mi risponde come da una toilette da tempo occupata): è legata all'ancora...

Io: ...e, lasciami indovinare: non è a doppino?

Quello che (non) risolve i problemi: no, ho fatto una gassa... (Poi assume un tono falsamente colloquiale, pienamente giustificato dallo sforzo che gli sta ingrossando le vene del collo e delle tempie rasate) Mica dovete salpare?

Io: sì, già da un po'. (Poi, tornando indietro, tra me e me) Idiota.

Quello che (non) risolve i problemi (a Mutanda verde): non riesco a ritirare su la tua ancora per recuperare la cima. Quando salpate?

Mutanda verde (gongolando): non prima di quaranta minuti.


Nel frattempo risalgo a bordo e, dando per scontato che l'Aphrodite come annunciato attenda Mutanda verde o comunque se ne stia da parte il tempo sufficiente a lasciarci passare indenni, allento di nuovo le cime.


Manuela: Carlo, che succede là davanti?

Io (mi volto verso prua e il commento mi esce spontaneo dal recinto dei denti): malimortacci loro...


L'Aphrodite è tornata indietro, e con un giro inesplicabile su grandi winches sta penosamente recuperando centimetro dopo centimetro la cima legata all'ancora, e l'ancora legata alla cima, proprio di fronte alla nostra prua. Dopo un altro quarto d'ora di spettacolo finalmente si allontanano senza voltarsi indietro.


Quello che (non) risolve i problemi (dal tender, mentre insegue l'Aphrodite): aspettatemi!


Finalmente molliamo le cime, cominciamo a recuperare la nostra ancora, ci allontaniamo da molo.


Famiglia del Mulino bianco: salpate? Buon viaggio.

Io (approfittando della murata per nascondere il gesto apotropaico): per ora è solo un tentativo, speriamo sia la volta buona...


Ma la CQR viene su pulita, sicura. Le cime sono a bordo. Il sole è alto. Usciamo da Poros e accostiamo verso Itaca.

...

SIPARIO

...

APPLAUSI


Commenti

  1. Una piece teatrale dai ritmi giusti, complimenti.
    ... mi vendi i diritti?
    Maurizio "mitica"

    RispondiElimina
  2. Grazie per i complimenti! Certo portarla in teatro significherebbe affrontare qualche problemino logistico :)

    RispondiElimina
  3. PS: potremmo farne un "corto": per il regista avrei già un nome... :-D

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Improbabilità infinita

La Heart of Gold si stava avvicinando al punto cruciale del suo viaggio interstellare. Di lì a pochi minuti sarebbe stata risucchiata dalla forza di gravità e sparata a tutta velocità attraverso il canale centrale della nebulosa fino allo spazio libero, vuoto e sicuro che la separava dalla sua destinazione finale. Aveva poco tempo, perché il flusso gravitazionale, ora favorevole, si sarebbe invertito in meno di un’ora. Ai comandi, Arthur scrutava con attenzione le orbite degli asteroidi più vicini, quando Trillian esclamò proccupata: “C’è un oggetto in rapido avvicinamento dietro di noi”. Il computer anticipò le loro intenzioni proiettando sullo schermo principale l’immagine di un’astronave tozza, sgraziata, grigia. “Arthur: è un’astronave Vogon!” “Sì, ma non stanno certo cercando noi...” “Invece si avvicinano, mi sembra facciano segnali…” “Stanno aprendo un portello… Dio quanto sono brutti!” “Cosa vorranno? Non recitarci una poesia, spero” “Se dovessero solo minacciarlo,

Intermezzo tecnico

"Il tuo fiocco piccolo andrà benissimo per quando Lui arriverà",  mi diceva premuroso Nicola. "Ti invidio la tua trinchetta", la gentile Francesca. E noi con il fiocco piccolo e due mani alla randa, ancora spaventati per la sventolata presa tra capo e collo a Kea, ad aspettare Lui. Vedendo gli altri intorno a me veleggiare incuranti con tutta la tela a riva, sorridevo tra me e me, li consideravo stolti, celando l'invidia segreta per le loro vele avvolgibili - il garroccio è una scelta di vita di cui andare orgoglioso, soprattutto quando i soldi per il rollafiocco non li hai - finendo in entrambi i casi col compatirli perché prima o poi sarebbe arrivato Lui, e avrebbe fatto piazza pulita di tutti coloro che Gli mancavano di rispetto prendendola con tanta allegria. Quanto ero serio, io, e quanto mi sentivo figo con il mio fazzoletto ingarrocciato, che mi spingeva a quattro nodi quando il vento sparava la schiuma via dalle onde e mi costringeva a smotorare q

Guido io vorrei

Tranquil Bay, una sera di settembre. Per tutto il giorno ho consultato siti meteo, divaricato compassi su carte nautiche stampate in casa, scritto a matita note su miglia, gradi bussola, ore di partenze e relativi arrivi. Sto rientrando in Italia, e il maltempo unito alla vastità dello Ionio mi tengono in ansia, talmente in ansia che si fa strada in me l'ipotesi, suffragata e anzi giustificata dalle previsioni ad oggi disponibili, di tagliare direttamente da Paxos allo Stretto di Messina senza nessuna tappa intermedia. Tanto per togliermi il dente e passare oltre.  Ora, sgomberato in parte il tavolo della dinette, mi dedico al problema alimentazione. La cena prevede frittata di zucchine e torta locale all'arancio, annaffiati da vino rosso della cooperativa Robola di Cefalonia. Soffriggo le zucchine con uno spicchio d'aglio, sbatto due uova con un po' di latte, aggiungo un cucchiaio di yogurt e, all'ultimo momento, colto da ispirazione, sostituisco il parm