Ecco il vento. Arriva da destra, montando piano piano. La tela si tende, la vela si gonfia e la barca si accoccola un poco sul fianco. Spengo il motore e mi dò da fare al fiocco. Mano mano che la drizza ala la penna a riva, il mucchio informe di tessuto, consumato, macchiato, sdrucito dagli anni, si trasforma aprendosi al vento come i petali di un fiore si schiudono al sole. Bianchi contro l'azzurro del cielo.
La vela si riempe, il vento rinforza e la barca prende finalmente vita. L'acqua canta ora sulla carena. Il mare si scansa risalendo il dritto di prora davanti a noi, e ci insegue, e ci spinge da poppa con le sue onde più gentili. Sbandati quanto basta sul fianco sinistro, navighiamo veloci verso il nostro ridosso notturno.
Non ci sono spruzzi, nonostante il bianco delle creste sia ben riconoscibile ora tra il blu intenso che ci circonda. È una lunga corsa, e noi la assecondiamo regolando le vele, correggendo la rotta, controllando con bussola e binocolo il nostro procedere rispetto alla costa. E alfine ci siamo. Timorosi della furia del vento - ha rinforzato molto - rinunciamo ad abbattere e viriamo di prora: non perdiamo posizioni perché non c'è nessuna gara, e lo scopo è solo viaggiare. Entriamo nel golfo cavalcando le onde al traverso. Poi, nella calma innaturale del ridosso, ammainiamo la vela di prua e bordeggiamo con la sola randa, risalendo lenti il vento verso l'ansa più protetta. Dalla riva le rovine di Tharros ci guardano indifferenti, le tronche colonne del foro puntate con orgoglio antico verso il cielo. E mentre il bianco dei marmi si tinge del rosa del tramonto caliamo la nostra ancora sopra i solchi delle pietre forate, delle marre di legno, del piombo e del ferro di coloro che ci hanno preceduto, in questo stesso luogo, durante i millenni. Dopo, solo il sibilo del vento rimane.
Siamo qui, viaggiatori nella rada dei viaggiatori. E domattina salperemo nel silenzio dell'alba, a vela, per non disturbare il sonno degli antichi. Salperemo quando le chiare dita dell'aurora rapiscono Orione, e la brezza carica del profumo del mirto e del lentisco soffia leggera scendendo dalle colline verso il mare. E per un breve attimo navigheremo in un mare senza tempo, dove niente è cambiato né cambierà per colui che fa di Tharros il proprio porto sicuro.
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