Il mio amico Sebastian, animale marino bretone, anni fa arrivò in Egeo con la sua famiglia. Era il suo anno sabbatico.
L'anno dopo aveva ricominciato a lavorare, ma a giugno era di nuovo lì. Aveva preteso tre mesi di permesso non retribuito (così faranno lavorare un giovane, mi aveva detto, fiducioso nella bontà del mondo) per venire a fare la stagione nel mare dal colore del vino. La famiglia non era stata altrettanto fortunata, ed era rimasta in Bretagna per la maggior parte dell'estate. Lui, un po' per non rimanere solo, un po' per ammortizzare la mancanza dello stipendio, un po' per coerenza con il suo modo di pensare, aveva importato dal suo paese la pratica della conavigazione.
Ai tempi me la spiegò, con entusiasmo, e io, con una iniziale timidezza, la feci mia.
L'idea è quella di mettere in condivisione la mia barca, il mio tempo, la mia esperienza con delle persone disposte a fare altrettanto con me. Il tutto, dato che mantenere la barca non è facile, in cambio di un modesto contributo al bilancio annuale. Una volta a bordo ognuno è libero di scegliere tra le varie mansioni necessarie ciò in cui meglio si esprime. Chi preferisce cucinare, chi aiutare con le vele. Chi vuole imparare il carteggio e chi è semplicemente curioso di come possa un oggetto di sette tonnellate galleggiare elegantemente. La vita, però, è di gruppo. Nei limiti della sicurezza la rotta e le soste vengono decise insieme, così come il menù.
Non esiste nella conavigazione il rapporto cliente-inserviente. Come non esiste la necessità di riempire la barca ad ogni costo, o di incastrare una settimana dopo l'altra per ottenere il massimo guadagno. Si tratta, direi, di una navigazione tra vecchi amici, o futuri tali.
Chi ha letto almeno uno dei miei libri conosce la barca, conosce me, qual è il mio modo di andare per mare, e cosa aspettarsi venendo a bordo. Tra l'altro, ricordo la possibilità, esigenze di navigazione e condizioni meteo marine permettendo, di ricevere shiatsu da un operatore diplomato (sempre io, in un altro dei miei fantasiosi travestimenti) direttamente a bordo.
Per gli altri, a costo di sembrare noioso, propongo qui sotto i punti salienti - estrapolati da un mio post a riguardo - della filosofia della conavigazione:
A chi è rivolta la proposta:
Dovendo essere un'esperienza piacevole per tutti, rivolgo questa proposta a persone che amano la navigazione a vela come esercizio zen di adattabilità, accettazione degli eventi e capacità di godere di quel che viene, delle piccole cose, del contatto con gli elementi della natura. In sostanza a mammiferi dotati di abbastanza cervello da comprendere che se sei in mezzo al mare è Lui che comanda, che se soffiano 40 nodi di vento non è il caso di salpare l'àncora, che se la navigazione dura 6 ore invece delle 4 previste non è comunque possibile ripensarci e scendere. A chi vuole fare esperienza di navigazione su una barca di trent'anni, con un solo bagno, vele di prua ancora ingarrocciate e winch tradizionali.
A chi NON è rivolta la proposta:
Sconsiglio la conavigazione come miei ospiti a chi soffre sicuramente il mal di mare, a chi non ha la pazienza di andare a vela, a chi al contrario vuole vela a tutti i costi anche quando IO so per certo che non è il caso, a chi detesta gli ancoraggi isolati e a chi solo ancoraggi isolati pretende. Ai fumatori che non abbiano ben chiaro il concetto di “sottovento”, a chi l'autoironia non sa neanche dove sia di casa, a chi non può fare a meno della doccia dopo ogni tuffo e dello shampoo tutte le sere, a chi, seguendo diete particolari, non sa trattenersi dall'imporle agli altri, agli evangelisti di ogni tipo. In generale, a chi ritiene di non potersi adattare alla vita in comune su una barca di trent'anni, priva di molte tra le comodità della vita moderna, con vele ingarrocciate e winch non self tailing.
Per ulteriori informazioni contattatemi su whileslowly@gmail.com
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