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Visualizzazione dei post da ottobre, 2020

L'imperizia

Premessa: in Grecia ci si ormeggia sulla propria ancora. Questo significa che se c'è un molo tutte le barche sono legate ad esso, di poppa, con delle cime, e avranno di fronte a loro le catene in acqua, con le ancore piantate nel fango. Nella situazione ideale queste catene sono parallele tra loro, perché se non lo sono quando chi è arrivato per primo se ne va tira su anche l'ancora di qualcun altro, la abbandona da un'altra parte e comincia la reazione a catena che io chiamo "il circo". Avendo innumerevoli volte partecipato come comparsa, e un paio come protagonista, cerco sempre di calare la mia delta esattamente tra le catene della barca alla mia destra e di quella alla mia sinistra. E così fanno, o quantomeno dovrebbero fare, tutti. Con alterne vicende, ovvio. Spesso infatti, vuoi il vento, vuoi l'imperizia, vuoi il caso e a volte anche il menefreghismo, i calumi finiscono per incrociarsi. Dopo un po' che sei in giro da queste parti ti ci abitui, cerch

La pesca fortunata, e altri incontri

Ieri pomeriggio tirava un bel vento da nord ovest. Col pandino di Giuseppe abbiamo attraversato tutta l'isola, siamo scesi sul versante nord e, sfidando la forza di gravità e la coesione del terreno, siamo arrivati praticamente su due ruote davanti alla scogliera da cui avremmo dovuto immergerci. Io guardavo con preoccupazione il mare schiumoso. Il mio amico mi aveva spiegato che quando c'è onda è più comune trovare pesce. "Almeno qui a Oinoussa" aveva aggiunto, per fedeltà al metodo scientifico. Ma l'idea di infilarmi là in mezzo e andare a nuotare proprio nei frangenti a pochi metri dagli scogli non mi trovava molto entusiasta. Fortunatamente anche Giuseppe si sentiva un po' pigro. "Sì può fare, ma per te sarebbe molto scomodo, e anche io di andarmene a 500 metri dalla costa fino alla secca che ti dicevo stamattina, con questo mare non è che ho tutta questa voglia." E così siamo rimontato in macchina e siamo tornati indietro, sempre su due ruote pe

L'isola è piccola

Le esche sono cinque, collegate con dei braccioli lunghi appena 30 centimetri al cavo principale. Ognuna ha due corone di punte acuminate rivolte verso l'alto. Calamari non ne hanno mai presi, ma riescono mirabilmente a infilzarsi su dita, vestiti, parabordi, cime, perfino teak. Ma soprattutto, amano prendersi tra di loro e accoppiarsi furiosamente fino a strangolarsi coi loro stessi guinzagli. Ho cominciato da uno dei capi e sono arrivato fino al "nodo": un ammasso globulare di fili di diverse dimensione, mal tagliati alle giunzioni (a mia parziale discolpa devo specificare che ho comprato l'accrocco già fatto, di mio ci ho messo solo l'ingarbugliamento), dentro il quale si indovinano le forme dei cinque pescetti morbidosi e colorati che i calamari, finora, hanno sempre schifato. Impossibilitato ad andare avanti, ho preso l'altro capo e sono risalito, con pazienza, fino alla prima esca, in corrispondanza della quale cominciava il caos. La vedevo, era lì, eppu

Era Destino

"Romani!" Così ci sentiamo chiamare, dall'alto della strada che passa a mezza costa qui a Ormos Aghios Ioannis. Usciamo in pozzetto e vediamo Giuseppe sbracciarsi di lontano. "Vi pensavo in mezzo al mare," gli avevo scritto del nostro viaggio quando eravamo già a metà strada. "Infatti siamo appena arrivati!" risponde MaLa. E la conversazione va avanti, nonostante i cento metri che ci separano. Giuseppe sta andando a fare il bagno a nord di Oinoussa, in macchina. Noi vogliamo invitarlo a pranzo domani, anche se non sappiamo ancora se saremo qui o entreremo in porto, una baia più a est di qua. Lui accetta, ci aggiorneremo in mattinata e ci organizzeremo di conseguenza. E ci saluta.