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Visualizzazione dei post da dicembre, 2019

Madre Natura

Abbiamo appuntamento alle 10.30 con Maria, la nostra agente a Kastellorizo. Noi ci presentiamo alle 10.40, lei ci fa aspettare altri dieci minuti, e alla fine torniamo all'orario delle 11, esattamente il primo che ci aveva proposto ieri e che noi, con molte miglia davanti e desiderosi di partire, avevamo rifiutato. Non solo: scopriamo che la capitaneria deve ancora timbrare le nostre carte - e 'ora c'è il traghetto, sono tutti occupati' - e che quindi, dopo il riconoscimento facciale alla polizia di frontiera, dovremo aspettare ancora un'ora prima di avere il visto di ingresso e di poter, infine, circolare per la Grecia con i documenti in regola. Il bello è che in realtà in questo paese siamo già entrati da due giorni, e da due giorni camminiamo per strada e salutiamo tutti, guardia costiera e polizia di frontiera compresa. Qui di fronte, a Kas, lo scorso anno, il controllo passaporti l'abbiamo dovuto fare tendendo i documenti dalla plancetta di Duna, dop

"Prima gli Itagliani!"

Scappati appena possibile dalla più inospitale delle isole egee, alle nove siamo già nella baia sud di Rhinia. Zigzagando tra la barche alla fonda passiamo oltre quelli che hanno ancorato in prima fila e ora sorseggiano il caffè in pozzetto gustandosi il panorama bucolico. Vado verso la spiaggia fino a che l'ecoscandaglio non segna 2.8 e lì calo la mia delta con dieci metri di catena. Questo almeno è quanto avrei voluto, ma Patti è di polso largo stamattina e lascia andare quattro cinque metri in più. Il che più in là avrà forse importanza. Spengo il motore. Tra lo stupore di tutti, mio equipaggio compreso, siamo soli al centro di una piscina di acqua trasparente e sabbia bianca. Tuffi, nuotate, caffè e biscotti, ancora tuffi. Poi il vento gira leggermente e la barca con lui, avvicinandosi ancora di più alla linea di costa. È decisamente il momento di avviarsi verso Naxos, dove Nico, del porto, mi ha promesso che nonostante ci sia il pienone riuscirà a sistemarmi in qualche mo

Mykonos

Sono i primi di luglio, ed eccomi di nuovo lungo le coste di quest'isola. Arrivati nella tempesta, dieci giorni fa, fummo cacciati da una prima baia (Plati Gialos), poi da una boa (a Ormos Psarù), trovando alla fine ospitalità e riposo dopo 400 miglia consecutive di bolina a Paradise Beach. Nome meravigiosamente azzeccato, se solo chi glielo ha dato fosse stato un fine umorista: la spiaggia più coatta di Mykonos come la immagina il burino più becero, infatti, è questa. Cacofonia da ben tre diversi bar discoteca in neanche duecento metri, che alzano la musica oltre l'umana decenza già alle dieci del mattino, quando nessun balla, nemmeno l'immancabile ragazza in bikini sul cubo, andando poi avanti fino all'alba guidati da tale dj Alex da Bari che delizia e incita il pubblico internazionale con riflessioni del tipo "Ma quanta voglia di uccello c'è qui, stasera." Luigi, navigatore conosciuto in Dodecaneso e spesso incrociato, con cui ho diviso informa