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Visualizzazione dei post da giugno, 2018

La macchinetta del caffè

Sto facendo il caffè, in un primo pomeriggio afoso. Qui alla banchina di Poros, dove siamo condannati a fare cozze in carena in attesa di un pacco dall'Italia, nulla si muove. I vicini di dritta sono una simpatica coppia di Tedeschi amanti dell'Italia - Sighi e Brigitte - che a detta loro è "Insuperabile per cucina e cultura, ma troppo costosa per navigare". Contro ogni previsione dettata dai nostri preconcetti da figli dalla patria della pizza, degli spaghetti e del mandolino, ci hanno consigliato un ottimo ristorante, in fondo al porto sulla sinistra. A sinistra avevamo un Greco in là con gli anni, autoritario sia con la moglie all'ancora che con il figlio, e anche con noi vicini. Ottimo marinaio, a giudicare dalla manovra con cui era entrato senza finire con l'elica nella trappa del corpo morto, ma un vero stronzo in quanto a rapporti sociali. Neanche un ciao, andandosene, peraltro con una certa eleganza nonostante il vento al traverso. Il caffè, scrivev

L'esploratore

Tassos voleva indicazioni su come preparare un buon mocaccino, e così abbiamo organizzato una dimostrazione nella quale il mio ruolo è quello dell'assaggiatore compiaciuto. Proprio ora, infatti, sto dando il meglio di me bevendolo al tavolo privato dei gestori, quando Eleni, tutt'a un tratto, interrompe il mio compiacimento alzandosi e va verso la spiaggia urlando e agitando le braccia.  Questa è matta, penso io, poteva anche dirlo che non le piace il mocaccino, o la nostra compagnia. La seguo, però, e vedo una barca a vela, italiana, che a tutto motore sta cercando di passare tra l'isoletta e la spiaggia per raggiungere il golfetto subito a sud del cantiere. C'è una secca, tra l'isoletta e la spiaggia. Mi metto a urlare anche io, come tutti gli altri intorno a me, ma il vento tira dal mare e il tipo non ci sente. Sembra solo a bordo, e molto deciso a lasciare la sua chiglia sulla secca. Evidentemente ha un ecoscandaglio, o vede qualcosa, o sente i nostri avverti

Esperimenti linguistici

Qui a Poros parlano tutti un ottimo Inglese, alcuni addirittura Italiano. Quando entro dentro la rivendita sul porto, però, lo faccio deciso a usare il mio Greco. Me la sono preparata un po', lo ammetto. Ho un progetto. Devo chiedere una cassa d'acqua, il che più o meno dovrebbe corrispondere a "Felo ena boh nerò", dove " boh " sta per un gesto a forma di cassa, o un indice opportunamente puntato verso il prodotto richiesto, perché come si dice "cassa" proprio non lo so. Lui allora mi domanderà "Quale acqua?", visto che ne ha più marche, e io sceglierò la Zagori, non perché sia più buona ma perché è, di solito, la più economica. Lui me la darà e io chiederò "Poso cani?", "quanto fa". Pagherò e andrò via ringraziando. Mi sento pronto e quindi, come scrivevo, entro. Mi accoglie una penombra vasta, di legno scuro e bottiglie ordinate in scaffali alti fino al soffitto. C'è un registratore di cassa e una scrivania, e

Il giardiniere

  Alla mia sinistra c'è un Francese. Ieri da me è mancata la luce, e io gli ho chiesto se lui l'avesse. "Sì", mi ha risposto, ed è sceso ad aiutarmi. Siamo andati insieme al quadro elettrico, lui ha staccato la sua spina invitandomi a provare a infilare la mia ma niente, a me non funzionava. L'ho tolta e lui ha rimesso la sua. Nel rimetterla, ha sfiorato con i due poli il mio mignolo destro e quasi me lo ha staccato con una scossa che mi fatto urlare e saltare indietro di un metro. "Non è possibile" ha protestato lui... "Prova tu, se non mi credi" gli ho risposto, flebile, i denti ancora stretti dal dolore. Non ha provato, ma è salito a bordo mugugnando a controllare qualcosa, forse di non avere l'inverter acceso. È sparito. Alla mia destra non avevo nessuno, fino a questa mattina. Poi sono arrivati  i miei vicini Svizzeri, baldanzosi. Sono saliti a bordo giusto quando su Duna si era deciso di rimandare la prova del serbatoio perché &quo