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Visualizzazione dei post da giugno, 2016

L'otre di vino di Cefalonia

È notte fonda. Siedo su una roccia un poco discosta dal falò, e protetto dall'ombra osservo la scena. Mala e Filippo, i volti chiari illuminati dalle fiamme; le ombre corrono taglienti sui loro lineamenti e si fondono col nero della notte. Più in là, di tanto in tanto,  un chiarore appena accennato mi ricorda che la Duna galleggia su sei metri di fondo e due ancore poco distante da noi. Osservo la scena da fuori, sono con loro ma non come loro. Diego si china sul catino e ne estrae la sacca del vino di Cefalonia che ha viaggiato con me per quasi un anno. Ne riempie i bicchieri,  li fa girare - Ila ride, me ne sfugge il motivo ma sono sicuro che è buono - e brindiamo, sotto le stelle greche che il nostro fuoco sale alto a toccare. Siamo arrivati qui nel pomeriggio. Un posto incantato,  un ancoraggio che nessuno segnala, voluto,  trovato,  permessoci solo da un Poseidone particolarmente clemente. Abbiamo avvicinato lentamente la costa. Io al timone, Ila e Mala a prua, pront

I Russi (seconda parte)

Riassunto dell prima parte ( da leggere qui ) : Sono in banchina, circondato da roulotte e campeggiatori. Ho il motore in panne.  Sono arrivato a Poros da poche ore e già odio tutti. Prendo mentalmente nota che, così come in rada,  anche in porto è meglio infilarsi dove è già affollato in maniera da scegliersi i vicini e, eventualmente, incasinarsi da soli il proprio ancoraggio. Finisco la birra,  apro il cofano e osservo lo Zio Nanni.  Lui osserva me di rimando, in silenzio. È un gatto che si sente in colpa. Smonto qua e là. Il cavo dell'acceleratore sembra sano. Bestemmio: sarà la leva che lo comanda? In effetti sembra un po' scattosa ultimamente...  Per controllare devo accedere dalla cabina di poppa. E per accedere alla cabina di poppa devo svuotarla. Quindici minuti dopo arrivo alla leva: sembra sana anche lei. Non mi rimane che provare a staccare il cavo e accendere regolando il gas con l'alluce,  gamba in estensione e natica in bilico... E il difetto

I Russi (prima parte)

Terzo giorno di bolina . A scendere da Navplio e poi a est verso Poros il vento ruota agilmente per soffiarmi sempre dritto in faccia. Il fiocco nuovo si comporta splendidamente, permettendomi di passare a vela alcuni stretti rafficati in cui, altrimenti, avrei dovuto far notte. Oggi, sottovento a Hydra, le raffiche si susseguono a brezze leggere, che lasciano il posto a turbolenze a seconda di quale sia la valle che lascia scorrere la potente termica del Peloponneso fin giù al mare.  Ufficialmente sono uno che schiva la competizione. In realtà fingo noncuranza mentre regolo di fino fiocco e randa nella goduria di incrociare la rotta di un plasticone e superarlo sopravvento. Quando invece succede il contrario beh, del resto quello è un dodici metri e pesa meno di me, per quanto portato da una banda di incompetenti (questo lo penso sempre, ma non lo dico mai), per quanto quella randa rollabile abbia la stessa forma delle mutande di mia nonna (che mai ho visto, in realtà), non

Dall'altra parte del molo

Sono a  Ermione in attesa del meltemi. Niente di che,  qui dovrebbero arrivare una ventina di nodi - in pieno Egeo ne sono previsti il doppio - però con le previsioni è sempre meglio prendersi il sicuro,  e così son qui, immobile, in attesa.  Quando sono arrivato ero circondato da Americani. Poi sono arrivati i Tedeschi del Catamarano Figo ("Fucking Deutch!" ha commentato il mio vicino con aplomb tipicamente texano), poi gli Irlandesi, e infine i Russi. Ieri sono andati via anche loro,  tentando invano di speronarsi a vicenda nel salpare l'àncora con studiata sincronia, e la nuova infornata ha portato in porto dei Francesi, degli Inglesi,  e ancora,  di nuovo,  immancabili, torme di Russi coi guantini bianchi da barca e il cappellino di paglia.  E io in mezzo a loro, ormeggiato da tre giorni alla banchina esterna, collegato alla colonnina della corrente visto che il generatore eolico è rimasto traumatizzato dalle raffiche della scorsa settimana. Nel mio intim