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Visualizzazione dei post da 2016

L'elica di prua

Esco fuori come faccio ogni volta che sento il rumore di un elica di prua che urla vendetta.  Il sole è ancora alto, e le mie vele appena lavate penzolano inerti nell'aria immobile di questo autunno greco. In mezzo al canale c'è una barca, francese di fabbricazione e di bandiera, sulla quale un solitario, dopo aver spostato il tender a prua, tenta la manovra di ancoraggio nell'ultimo spazio disponibile, due posti alla mia destra.  Calando l'ancora alla mia sinistra. Tempo fa mi sarei innervosito per una scorrettezza del genere. E non avrei avuto tutti i torti: son qua da ieri con l'intenzione di passare i prossimi giorni a sistemare la Duna per l'inverno, e ritrovarmi prigioniero o peggio con l'ancora spedata, per di più in maniera francamente idiota, non è esattamente ciò che prevedevano i miei programmi per l'immediato futuro. Ma con il vento, le miglia, il sale o meglio semplicemente con l'età che si annida infida nelle giunture, il gra

La randa rollabile

Una storia che non parla della randa rollabile, della quale non mi frega assolutamente nulla. Però ho attirato la vostra attenzione.  Sono in bagno quando Roberto mi chiama per la prima volta. "Carlo vieni su a vedere" mi fa, con quel tono di voce che sottintende "Non è urgente ma non metterci troppo". Io mi asciugo di corsa le ascelle e salgo, in mutande e canottiera di lana. La canottiera di lana mi serve ormai da una settimana per proteggermi dal meltemi di fine settembre, insieme al cappello dello stesso materiale e alla cerata quando siamo in navigazione verso nord, cioè tutti i giorni; Roberto è il conavigatore che ha scelto volontariamente di attraversare insieme a me, contovento, l'intero Egeo dal Dodecaneso al golfo di Atene.  Il mio conavigatore mi indica al di là della nostra prua. La barca inglese che stanotte è riuscita non so come a infilarsi tra noi e la spiaggia - non pensavo fosse possibile dare ancora più in là di dove l'ho data

Ritorno low cost

"Sono sveglio dalle quattro. Sono partito da Siena, ho lasciato la macchina a Ciampino, sono venuto ad Atene e stasera devo guidare due ore e mezza per tornare a casa. Sono stanco." confessa esausto il ragazzo seduto dall'altra parte del corridoio del volo Ryanair FR1299, partito da Atene a diretto Roma, orario previsto di partenza 20:05 ora locale. La mia giornata, invece, è cominciata alle sette, in barca. Ho preso un autobus da Galatas ad Atene, una metro fino a piazza Sìntagma, uno scooter fino a casa di Michele. Qui abbiamo pranzato, chiacchierato, abbiamo raccontato e ascoltato le rispettive peripezie accaduteci dopo la nostra separazione agli inizi di agosto, a Lakki: lui col la sua barca a motore verso Arki, Fourni, Ikaria e poi casa, io e la mia Duna verso Patmos e i miei ospiti-conavigatori estivi. Dopo pranzo un altro autobus, l'X95, nonostante il traffico mi ha portato fino all'aeroporto giusto in tempo per il check in. Infine mi sono incamminato

La sveglia

Mi godo molle il dormiveglia della prima mattina di riposo, qui a Poros. I rumori del paese che piano piano torna alla vita mi conciliano gli ultimi sogni a base di ritorni, di nuove partenze. Di tette.  Nella mia cuccetta, sotto lenzuola e piumino, ronfo beato vagamente progettando di piegare il fiocco, di lavare il genoa, di smontare e sistemare il candeliere che fa acqua da quando per aiutare una barca in difficoltà ho lasciato mi si schiantasse sulla battagliola, tempo fa. Un dolce, lento risveglio.  Quando sento una catena salpata e un'elica di prua che si avvicina, semplicemente mi alzo a metà, sbircio dall'oblò gli alberi delle due barche accanto a me, entrambe francesi, che mi separano da una nutrita flottiglia di bionda gente dell'est e, controllato che nessuno dei miei vicini stia uscendo proprio a quest'ora, me ne torno orizzontale.  Ed ecco improvvisamente delle voci in Ostrogoto, cui rispondono degli insulti in Francese, motore, motore e tanta, tro

Verso il Dodecaneso

"Dobbiamo andare in Dodecaneso, il nove agosto arriva Fiore. E poi il 10 partono F. e S.: non vogliamo salutarli prima che vadano?" ho esordito io una mattina di qualche giorno fa, a Hermioni. "Va bene, partiamo" mi ha risposto Manu, senza porre - inspiegabilmente - neanche una condizione. E allora siamo subito partiti.  Da Hermioni non è così immediato raggiungere Leros. C'è da fare prima il golfo di Hydra con sosta a Poros, per salutare Vincenzo e per un trattamento shiatsu a Kristina, l'Ungherese che rimane fino al 30 luglio e vuole che le risolva i problemi al collo. 25 miglia con 20 nodi promessi di bolina larga, mure a sinistra. Tre ore per le prime 18, una per le ultime 5, e due per essermi impuntato a doppiare a vela Capo Skillaion, che già lo sapevo che sarebbe stata un'impresa futilmente stupida.  Arrivati a Poros adocchiamo un posto libero. C'è, attaccato al molo, un piccolo cartello tondo, rosso, con una striscia bianca in mezzo. &

L'otre di vino di Cefalonia

È notte fonda. Siedo su una roccia un poco discosta dal falò, e protetto dall'ombra osservo la scena. Mala e Filippo, i volti chiari illuminati dalle fiamme; le ombre corrono taglienti sui loro lineamenti e si fondono col nero della notte. Più in là, di tanto in tanto,  un chiarore appena accennato mi ricorda che la Duna galleggia su sei metri di fondo e due ancore poco distante da noi. Osservo la scena da fuori, sono con loro ma non come loro. Diego si china sul catino e ne estrae la sacca del vino di Cefalonia che ha viaggiato con me per quasi un anno. Ne riempie i bicchieri,  li fa girare - Ila ride, me ne sfugge il motivo ma sono sicuro che è buono - e brindiamo, sotto le stelle greche che il nostro fuoco sale alto a toccare. Siamo arrivati qui nel pomeriggio. Un posto incantato,  un ancoraggio che nessuno segnala, voluto,  trovato,  permessoci solo da un Poseidone particolarmente clemente. Abbiamo avvicinato lentamente la costa. Io al timone, Ila e Mala a prua, pront

I Russi (seconda parte)

Riassunto dell prima parte ( da leggere qui ) : Sono in banchina, circondato da roulotte e campeggiatori. Ho il motore in panne.  Sono arrivato a Poros da poche ore e già odio tutti. Prendo mentalmente nota che, così come in rada,  anche in porto è meglio infilarsi dove è già affollato in maniera da scegliersi i vicini e, eventualmente, incasinarsi da soli il proprio ancoraggio. Finisco la birra,  apro il cofano e osservo lo Zio Nanni.  Lui osserva me di rimando, in silenzio. È un gatto che si sente in colpa. Smonto qua e là. Il cavo dell'acceleratore sembra sano. Bestemmio: sarà la leva che lo comanda? In effetti sembra un po' scattosa ultimamente...  Per controllare devo accedere dalla cabina di poppa. E per accedere alla cabina di poppa devo svuotarla. Quindici minuti dopo arrivo alla leva: sembra sana anche lei. Non mi rimane che provare a staccare il cavo e accendere regolando il gas con l'alluce,  gamba in estensione e natica in bilico... E il difetto

I Russi (prima parte)

Terzo giorno di bolina . A scendere da Navplio e poi a est verso Poros il vento ruota agilmente per soffiarmi sempre dritto in faccia. Il fiocco nuovo si comporta splendidamente, permettendomi di passare a vela alcuni stretti rafficati in cui, altrimenti, avrei dovuto far notte. Oggi, sottovento a Hydra, le raffiche si susseguono a brezze leggere, che lasciano il posto a turbolenze a seconda di quale sia la valle che lascia scorrere la potente termica del Peloponneso fin giù al mare.  Ufficialmente sono uno che schiva la competizione. In realtà fingo noncuranza mentre regolo di fino fiocco e randa nella goduria di incrociare la rotta di un plasticone e superarlo sopravvento. Quando invece succede il contrario beh, del resto quello è un dodici metri e pesa meno di me, per quanto portato da una banda di incompetenti (questo lo penso sempre, ma non lo dico mai), per quanto quella randa rollabile abbia la stessa forma delle mutande di mia nonna (che mai ho visto, in realtà), non

Dall'altra parte del molo

Sono a  Ermione in attesa del meltemi. Niente di che,  qui dovrebbero arrivare una ventina di nodi - in pieno Egeo ne sono previsti il doppio - però con le previsioni è sempre meglio prendersi il sicuro,  e così son qui, immobile, in attesa.  Quando sono arrivato ero circondato da Americani. Poi sono arrivati i Tedeschi del Catamarano Figo ("Fucking Deutch!" ha commentato il mio vicino con aplomb tipicamente texano), poi gli Irlandesi, e infine i Russi. Ieri sono andati via anche loro,  tentando invano di speronarsi a vicenda nel salpare l'àncora con studiata sincronia, e la nuova infornata ha portato in porto dei Francesi, degli Inglesi,  e ancora,  di nuovo,  immancabili, torme di Russi coi guantini bianchi da barca e il cappellino di paglia.  E io in mezzo a loro, ormeggiato da tre giorni alla banchina esterna, collegato alla colonnina della corrente visto che il generatore eolico è rimasto traumatizzato dalle raffiche della scorsa settimana. Nel mio intim

La catena arrugginita

Eccomi a Egina, ormeggiato al solito posto, in teoria accanto al grande yacht a motore col marinaio con la frezza bianca e il comandante panciuto e flemmatico. Ieri, entrando, mi ci sono diretto immediatamente sapendo che lui non esce mai, che è ben ancorato e che mi avrebbe ridossato dal vento di NW che già cominciava a soffiare. Solo che stamattina c'era anche l'armatore, a mangiare bacon per colazione sulla sua “terrazza” affacciata sul lungomare ancora assonnato, e un'ora dopo, con mia somma sorpresa, lo yacht ha mollato le cime e ha preso il largo.  Alla mia sinistra c'era, ieri, una barca a vela anche lei vistosamente più grande di me. A bordo una coppia mediamente simpatica: nel senso che lei, affabile e sorridente, compensava la scontrosità di lui . L'ho spiata, a p r ua, sussurra re parole dolci all'orecchio del cane di bordo.   M i hanno svegliato stamattina facendo troppo rumore nel cercare di divellere la mia plancetta, sotto cui il maschio av