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Il Charterista


Ieri sveglia all'alba, che ormai a ottobre son le sette, il vento fischia tra le manovre e schiaffeggia le murate. Le previsioni danno un F5, fuori, e anche se da queste parti di solito il numero 5 è solo la media aritmetica tra 3 e 7, ho già deciso di salire oggi fino a Egina. Ho fretta di concludere il viaggio e, soprattutto, ho piena fiducia nella Duna. E poi ho visto di peggio, e avendolo visto, ormai, so che oggi sarà giornata scomoda, salata, veloce, ma nulla più.

Dalla faccia che fa la coppia di charteristi accanto a me, nel vedermi preparare le vele (prendo da subito i terzaroli alla randa e al fiocco), tirare via l'àncora e avviarmi fischiettando tra la schiumetta bassa e nervosa delle raffiche, intuisco che per loro, invece, il peggio è questo. Lo ammetto, mi sento figo per quasi cinque minuti: concedetemelo almeno a fine stagione.



Partito da Sounio alle 9, alle 15.30 dopo una rotta a semicerchio faccio il mio ingresso nel porto di Egina. Pieno.
In realtà no, ci sarebbe un posto, tra due charteristi. Quello di sinistra ha la catena che già prima di infilarsi in acqua chiude a destra davanti a dove dovrei mettermi io. Quello a destra invece chiude a sinistra. Una trappola, e considerato che domani voglio lasciare la barca per stare in giro per cantieri, faccio finta di non aver visto nulla ed esco in rada.

Due barche, due charter. Uno, il più vicino alla spiaggia, è un catamarano. A bordo un signore francese, basso, panzetta e faccia simpatica. Ci salutiamo, mentre giro come uno squalo alla ricerca della mia chiazza di sabbia. La individuo, faccio manovra, passo il timone ad Arthur e vado a prua. Contro sole non riesco più a vedere il fondo, ma mi fido del me stesso di 20 secondi fa e calo l'àncora. Stringo la frizione, fermo la barca, vado al motore e innesto la retro. E me ne vado verso il largo libero come un uccello migratore alla sua Africa.
Il charterista francese continua a osservarmi mentre recupero la catena e mi accingo a ripetere la manovra, prendondomi ancora più acqua sopravento per essere sicuro di azzeccare la chiazza.
Per farlo mi avvicino al molo, acqua bassa, fino a che il tipo richiama l'attenzione alla mia prua e io, ringraziando,  accosto velocemente per sfuggire al pericolo segnalatomi. Ma non era un bassofondo, il pericolo, perché il tipo continua a farmi gesti verso prua. Quando finalmente capisco scoppio in una risata, me idiota, ringraziandolo di nuovo e di più. La mia delta, arando, aveva accumulato un cubo di posidonia e sabbia e sassi tale che non avrebbe mai più fatto testa e io non ero nemmeno andato a prua a controllare. Anche il francese ride, ci siamo capiti.
Altra manovra, sabbia, 30 metri di catena su 4 di fondo, la tiro e non mi muovo. Il charterista approva, mentre si tuffa e va a controllare la sua àncora. Seguo il suo esempio, la mia è entrata alla grande.

Ma oggi è un altro giorno, il vento è aumentato nella notte e io ho programmato la mia visita a terra. Così, non contento, appennello la cqr intorno ai 25, e arrivo poi a 45 metri di calumo. Sarà ansia, ma Duna è la mia unica barca, e non posso permettermene un'altra.
Al mio ritorno, nel pomeriggio, la situazione è cambiata profondamente. L'esercito di zombie metropolitano della Sunsail mi ha circondato con megacatamarani che mi sfiorano la prua danzando sulla mia catena. Anche a fianco e dietro a me la rada è satura all'inverosimile. Non ricordavo situazioni dal genere dai tempi di ferragosto a Cala Mola. Ma lì non c'erano venti nodi di vento, né sassi e posidonia sul fondo.

Eppure continuano ad arrivare barche.  C'è quella turca, blu, per esempio, che gira parecchio prima di scegliersi il posto buono, lo trova a poppa del charterista francese, e ripete l'ancoraggio due volte. Poi, sentendosi sicura, spegne il motore.
E poi arrivano i due Svizzeri. Non sono charteristi, loro. No. Eppure il fiocco ha un lembo - mezzo metro buono - aperto, non lo hanno rollato fino in fondo. L'amantiglio si attorciglia al paterazzo prima di finire a sostenere il boma. Ma durante la manovra sono sincronizzatissimi coi loro giubbini intonati alla tappezzeria.
Si mettono a poppa del charterista francese, danno àncora e, ovviamente, finiscono sulla barca turca. No, sono ingiusto: in realtà la mancano per un paio di metri. I Turchi sono infuriati, ma composti, si limitano a guardare con odio e a scandire "three zero" indicando con il braccio l'ovvia direzione del loro calumo. Agnelli sacrificali. Io avrei fatto di peggio.
Gli Svizzeri ammettono il loro errore, e rifanno la stessa identica manovra nello stesso identico punto, solo dando meno catena, 15 metri a dir tanto, e non provando la retro. Sbocciano parabordi su tutte le barche intorno, Duna compresa.
Il charterista francese è stato finora a guardare, come me del resto. Ora però si mette la maschera, si tuffa  (vuoi vedere che lo fa, penso io) e sì! nuota fino all'àncora svizzera. Da lì, ridicolmente vicino alla loro prora, attira la loro attenzione per far presente che no, col cazzo che ha fatto testa, è ammalloppata in mezzo all'erba.
Gli Svizzeri incassano il colpo con nobiltà d'animo, come se gliene fregasse nulla. Forse, in realtà, davvero non gliene frega nulla. Magari per loro abituati ai pascoli alpini l'erba è buon segno, ma se così fosse dovrebbero almeno ringraziare il latore della buona notizia, cosa che evitano accuratamente. 
Il charterista francese ritiene conclusa la sua missione pastorale, e ritorna a bordo, mentre i due si spulciano a vicenda la pelliccia da machi. Uno si fa anche il bagno, ma non va oltre la sua poppa. Poi indossano di nuovo i giubbini salvagente intonati alla tappezzeria e se na vanno a terra in tender. Hanno visto Master and Commander, sicuro, ma all'indietro.

La morale della storia è: nella statistica ci sono anche charteristi francesi, grazie a Dio, e armatori svizzeri: è una verità di cui bisognerebbe tener conto nelle nostre invettive.
Anche se, nel dubbio, meglio odiarli tutti.


Commenti

  1. ti vorrei ricordare caro Carlo, che anche tu sei nato senza sapere nulla della nautica e pertanto hai fatto esperienza col tempo, magari quei 2 svizzeri erano neofiti e quindi...............questo nn li giustifica perchè occorre sempre avere attenzione quando si va in mare, ma che rottura di coglioni leggere che tutti sanno andare a vela per mare mentre i charteristi sono degli sfigati, magari è gente che nn può permettersi una barca, la noleggia 15 gg all'anno e per il resto della stagione sale in barca con amici .
    Magari rifletti la prox volta sull'odio charterista anche se lo dici bonariamente, per la cronaca possiedo 36'
    Bv

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Amico mio, a volte mi chiedo se davvero tu leggi e comprendi quello che scrivo o, mentre le parole scorrono sotto i tuoi occhi, ti distrai a cercare un qualcosa di polemico da rispondere perdendoti, così facendo, il senso del tutto.
      Risponderti a tono significherebbe attaccare il tuo punto di vista che, però, te lo dico anche questa volta e sono almeno due, condivido pienamente.
      Mi limito allora a suggerirti la chiave di lettura: in tutto il racconto simulo disprezzo per i "charteristi" e me la tiro come "armatore" e invece, alla fine, l'unico che si salva è proprio il Francese. È uno spunto di riflessione, e tu l'hai interpretato al contrario: la prossima volta prova a leggere fino in fondo prima di farti girare i coglioni. Oppure non leggere proprio, a meno che non te l'abbia prescritto il medico. Oppure leggi e commenta di nuovo a cazzo, tanto la figuraccia (pubblica) è la tua.

      PS: e qui ci sto io, forse prima di polemizzare aggratis su chi e cosa e come descrivo dovresti venire a vedere coi tuoi occhi. Bonariamente ;)

      Elimina
  2. Caro Carlo, io l'ho interpretata in questa maniera, da un pò i tuoi posti denigrano i charteristi che, anche a me fanno girare le scatole, comunque se te la sei presa per il mio commento, fai il doppio della fatica.
    Se poi pensi che la figuraccia lo fatta io, pazienza.
    Bv

    RispondiElimina
  3. Carlo complimenti, sei sempre bravo e ti invidio però...
    Non sei mica tanto rilassato...
    Che te la prendi a fare?
    Tu scrivi dei bellissimi post sul tuo bellissimo viaggio ma non puoi pretendere che tutti lo leggano allo stesso modo

    Tu continua a scrivere e farmi (farci) sognare che un giorno anche noi marinai della domenica potremo essere altrettanto coraggiosi

    Buon vento
    Raffaele

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    Risposte
    1. Raffaele, grazie per i complimenti.

      Quel che dici dimostra che, giustamente - non sono mica affari tuoi - alcuni precedenti ti sono sfuggiti. Ad essere rilassato ci provo, e in genere ci riesco meglio di quelli che sfogano insicurezze e frustrazioni personali proiettandole sugli altri. Poi, che dire: è un percorso lungo e difficile, quando raggiungerò l'illuminazione te lo farò sapere. O forse a quel punto non mi interesserà più far sapere niente a nessuno ;)

      Fino a quel momento puoi dare per scontato che i miei post sono seri solo quando mi prendo in giro da solo.

      Buon vento anche a te, e buona domenica

      Carlo

      Elimina
  4. Un racconto "sottosopra" e grandemente divertente!
    Fai bene a mettere in dubbio i punti di vista "comunemente" condivisi tra i velisti: la "sapienza" non è solo frutto dell'anzianità, ma va dimostrata ogni giorno!
    E poi mezzo spasso leggendoti viene dal ripensare a quello che è uno dei passatempi preferiti dei velisti: guardare gli altri mentre ormeggiano. Che siano in banchina o alla fonda, c'è un che dell'umarell in ognuno di noi, che oscilla tra sadismo voyeurista ("Guarda cos'anno fatto, voglio proprio vedere cosa saranno capaci di combinare!"), e malcelata responsabilità ("No, è che sto solo controllando che non mi arino via il calumo").
    Qualcosa di analogo lo scrissi qui http://www.shasa.it/2015/09/fauna-di-mare-fauna-di-terra/ e qui http://www.shasa.it/2015/09/scene-da-matrimoni/
    Buon vento Carlo!

    RispondiElimina

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